Il dolore e il ricordo dei sopravvissuti incisi sui cubi frangiflutti del molo: “Sarai sempre nel mio cuore”

tragedia lampedusa“God is love (Dio è amore)“, “Henrick rip (Henrick riposa in pace)“, “you are always in my heart (sarai sempre nel mio cuore)“: sono le scritte che i sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre dell’anno scorso hanno realizzato sui cubi frangiflutti del molo di Lampedusa, lo stesso dove l’anno scorso furono adagiati i cadaveri di 366 loro compagni di viaggio. L’iniziativa, la prima di una serie organizzataper la giornata dal Comitato 3 ottobre, è stata condivisa con i ragazzi del liceo di Lampedusa, che hanno aiutato i migranti a dipingere i cubi sul molo. Lacrime e abbracci tra i sopravvissuti, molti dei quali, alla vista di quel molo, sono scoppiati in un pianto dirotto.

Lampedusa celebra, così, il suo giorno più triste e lo fa con uno spirito inquieto: al dolore per una tragedia che ha umanamente devastato l’isola e tutti quelli che quel giorno sono corsi in mare per salvare vite, si somma la rabbia di quella parte di abitanti riunita con l’associazione degli albergatori che vedono la riapertura del Centro di accoglienza, prevista per i prossimi giorni dopo lavori di ristrutturazione costati 3,7 milioni, come l’inizio della fine.

Era il 3 ottobre 2013. Vennero recuperati dal mare 366 cadaveri, oltre 20 persone restano disperse. Al largo di Lampedusa, davanti all’isola dei Conigli, affonda un’imbarcazione carica di migranti dopo un incendio a bordo. In mare, vengono recuperati 366 cadaveri. Secondo il racconto dei 155 superstiti, di cui 41 minori, sul peschereccio viaggiavano più di 500 passeggeri. In mare restano disperse circa 20 persone. È la più grande catastrofe marittima nel Mediterraneo dall’inizio del ventunesimo secolo.

In quei giorni il molo dell’isola si trasforma in un grande cimitero. Le immagini dei corpi coperti dai teli fanno il giro di tutto il mondo. Dopo pochi giorni, il 18 ottobre 2013, partirà l’operazione Mare Nostrum, in cui l’Italia si è impegnata nel pattugliamento delle coste e il recupero delle imbarcazioni in difficoltà. A fine agosto, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha annunciato l’avvio dell’operazione Frontex Plus.

«In 12 mesi non è stata presa nessuna decisione politica nel Paese. Invece in questo momento – ha detto Christopher Hein, direttore del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati)- più che mai gli interventi politici sono necessari, soprattutto in considerazione che l’Italia ha davanti a sé altri tre mesi di presidenza europea, ed è questo il momento migliore per promuovere iniziative concrete e condivise tra gli Stati».Ma ci sono momenti in cui anche la politica deve tacere e lasciare lo spazio a chi ha vissuto quella tragedia. Come nel caso di Luam che dice“tornare a Lampedusa è una sofferenza enorme ma bisogna farlo per quei compagni di viaggio” finiti in fondo al mare”

O Domenico Colapinto il pescatore di Pantelleria, lontano da quest’isola che gli ricorda momenti devastanti: chequel 3 ottobre  salvò decine di migranti ma altri gli sfuggirono dalle mani perché unti di nafta. E il dottore Pietro Bartolo, che di migranti vivi e morti ne ha visitati e visti a migliaia, ancora si commuove quando ricorda come ha salvato Kebrat. “Era in mezzo ai cadaveri – dice –, se non mi fossi accorto di quel suo polso debolissimo sarebbe finita nei sacchi neri assieme agli altri”.

Fonte (Linkiesta.it)