Il Papa nello Sri Lanka per favorire la pace, unica soluzione alla “cultura dello scarto”

papa orienteÈ la “cultura dello scarto” che sta alla base di quella “guerra mondiale combattuta a pezzi” che infiamma tanti angoli del mondo, dall’Ucraina all’Iraq, dalla Nigeria alla Siria. Lo ha detto il Papa lunedì 12 gennaio nel suo discorso al Corpo Diplomatico, durante il quale ha fatto una panoramica di quanto accaduto nel mondo e spiegato l’impegno della Santa Sede. Tutto ciò poco prima di salire sull’aereo che lo ha portato nello Sri Lanka, Paese multiculturale e multireligioso teatro di storici conflitti e avviato a un processo di pacificazione per il quale il Pontefice intende offrire il suo contributo proprio con la sua visita.

All’origine della violenza, ha spiegato Papa Francesco, c’è quella cultura dello scarto che non risparmia niente e nessuno: dalle creature agli esseri umani e perfino Dio stesso”. Da questo “nasce un’umanità ferita e continuamente lacerata da tensioni e conflitti”. La “cultura dello scarto” è quindi inconciliabile con la pace perché “una cultura che rigetta l’altro” – considerandolo oggetto, concorrente, suddito da dominare, schiavo – “finisce per sciogliere e disgregare tutta quanta la società e per generare violenza e morte”.

Inevitabile il riferimento anche ai tragici fatti di Parigi legati agli attentati operati dai fondamentalisti islamici. Il fondamentalismo religioso, ha sottolineato il Papa, è anch’esso una forma di cultura dello scarto perché rovescia Dio nel suo contrario. Esso infatti “prima ancora di scartare gli esseri umani perpetrando orrendi massacri, rifiuta Dio stesso, relegandolo a mero pretesto ideologico.

Sono migliaia le vite calpestate da chi detiene la forza, passate in rassegna dal Papa: dalle vittime delle guerre e delle malattie come l’ebola al dramma dei profughi e dei rifugiati. A tutto questo, il Pontefice ha opposto la cultura dell’incontro, che genera dialogo e opera per il bene”, l’unica che può rendere possibile la pace.

E proprio un incontro finalizzato alla pace è il viaggio che Papa Francesco ha intrapreso alla volta di Sri Lanka e Filippine. Il suo settimo viaggio internazionale, il secondo in Estremo Oriente, lo vedrà impegnato dapprima nella capitale srilankese Colombo, dove ad attenderlo ci sarà il vincitore delle recenti elezioni politiche, Maithripala Sirisena. Che ha promesso una nuova fase di “tolleranza religiosa e di libertà” per il suo Paese. Lo Sri Lanka è abitato al 70% da buddisti, 13% indù, 10% musulmani e 7% cristiani. Una popolazione che ha patito gli orrori di una sanguinosa guerra tra cingalesi e Tigri Tamil, risoltasi con la sconfitta di questi ultimi.

La visita del Papa si colloca proprio nella prospettiva di favorire la piena riconciliazione nazionale e religiosa, per la quale la piccola comunità cattolica può recitare il fondamentale ruolo di ponte, avendo al suo interno sia cingalesi che tamil.

Non è casuale, infatti, che uno degli appuntamenti che attendono il Papa in questa visita si svolgerà presso il santuario nazionale di Nostra Signora di Madhu: un luogo che, posto sulla linea del fronte della recente guerra, ha accolto per 20 anni gli sfollati di entrambe le parti, venendo riaperto al culto nel 2010. Un luogo simbolo, quindi, di quella riconciliazione a cui lo Sri Lanka aspira e per alla quale Papa Francesco vuole offrire il suo apporto.

 

Fonte: Avvenire