Il Papa telefona a una ragazza-madre: “Battezzerò tuo figlio”

Papa-Francesco_battesimo_madre-615x380Papa Francesco ci ha ormai abituati alle sue sorprese. Originalità, modernità e freschezza sono gli elementi chiave della sua comunicazione. E la sua capacità di parlare col cuore alla gente, la sua semplicità, e la sua umiltà lo rendono vicino alle persone e ai loro problemi.

Le telefonate di Francesco non sono mai a caso. Chiama uno per parlare a tutti. In questo caso alle ragazze-madre.

Una busta intestata semplicemente a «Sua Santità Francesco, Città del Vaticano». Martedì 3 settembre, nel pomeriggio, il cellulare di Anna Romano ha squillato. “Ho risposto e sono rimasta senza parole: all’inizio ho pensato a uno scherzo, ma poi ho ascoltato il riferimento alla lettera di cui sapevano solo i miei genitori». In linea il Pontefice. “Battezzerò il tuo bambino. Noi cristiani non ci dobbiamo far portare via la speranza”, ha detto al telefono il Papa alla commessa romana 35enne che si era rivolta a lui in un momento di disperazione. Rimasta incinta di un uomo che l’ha abbandonata, a fine giugno aveva scritto a Francesco per raccontare la sua triste vicenda.

«Il mio compagno mi ha lasciata, dicendomi di non avere alcuna intenzione di occuparsi del bambino in arrivo, anzi, mi ha consigliato di abortire- spiega-. Per un attimo ho pensato di farlo davvero, adesso solo l’idea mi fa venire i brividi. In quel periodo, però, ero così sola e infelice». Ha scelto di proseguire la gravidanza, con il sostegno della famiglia. “Il Pontefice mi ha chiamata e mi ha detto che ero stata molto coraggiosa e forte per avere deciso di tenere il mio bambino nonostante suo padre mi abbia lasciata – racconta la ragazza madre -. Mi ha promesso di battezzarlo personalmente: la sua telefonata è stata emotivamente intensissima e mi ha cambiato la vita».

La donna aveva scoperto che l’ex compagno era già sposato con un figlio. Da alcuni mesi Anna si è trasferita a Arezzo, dove ha trovato lavoro come commessa in una gioielleria dopo la chiusura del negozio in cui lavorava a Roma. “Le telefonate rientrano nella sfera dei rapporti personali del Papa- osserva uno stretto collaboratore di Bergoglio-.I contenuti di questa conversazione esprimono un senso di prossimità e di pastoralità”.

Aggiunge Anna Romano: “Quando gli ho detto che volevo battezzare mio figlio, ma che avevo paura che non fosse possibile perché sono una ragazza madre, già divorziata peraltro, il Papa mi ha detto che se non avessi avuto un mio padre spirituale per il battesimo ci avrebbe pensato lui stesso ad impartire il sacramento al mio piccolo». Un bagliore nel buio di mesi cupi. «Non so se il Papa troverà davvero il tempo per battezzare mio figlio, che nascerà ai primi di aprile e che, se sarà un maschio, voglio chiamare Francesco- sottolinea Anna-.Mi ha fatto felice, mi ha dato forza e racconto la mia storia perché vorrei che fosse di esempio a tante donne che si sentono lontane dalla Chiesa solo perché hanno trovato l’uomo sbagliato sono divorziate o perché hanno trovato uomini che non sono degni nemmeno di essere padri».

Un segno forte anche all’interno della Chiesa. “Già da arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio si scontrava con i sacerdoti che in situazioni come questa negavano il battesimo– commenta il sociologo Luca Diotallevi, organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici-.Il gesto di Francesco è una testimonianza che incoraggia la fede e ricorda a tutti che il giudizio sul comportamento delle persone può darlo solo Dio”. Sulla stessa lunghezza d’onda il teologo Gianni Gennari. “Battezzando personalmente questo bambino il Papa afferma il primato della misericordia rispetto al giudizio sul passato dei genitori e della famiglia: Dio guarda sempre al futuro e dimentica qualunque cosa di fronte a un cuore aperto alla speranza”. Inoltre, aggiunge Gennnari, così Francesco “sostituisce al moralismo l’affermazione dei valori morali” di fronte ad una vita nascente :”Come don Milani, il Papa prende direttamente in mano la situzione, non delega agli altri e testimonia il Vangelo della speranza”.

 

(Fonte: La Stampa)