“Cara Cecile, le famiglie adottive e affidatarie di Ai.Bi. sono con te! W i bambini, le donne e gli uomini di colore!”

cecile kyengeRivoltante. Esecrabile. Stomachevole. Inqualificabile. Il coro delle proteste e la condanna sono state unanimi, non appena sul web è rimbalzata la frase, pubblicata su Facebook dalla leghista Dolores Valandro, contro Cecile Kyenge.

Questo l’agghiacciante contenuto del messaggio, tutto maiuscolo, comparso accanto alla foto del ministro dell’integrazione: «MA MAI NESSUNO CHE LA STUPRI, COSÌ TANTO PER CAPIRE COSA PUÒ PROVARE LA VITTIMA DI QUESTO EFFERATO REATO??????? VERGOGNA!».

Per l’autrice del post, consigliera di quartiere a Padova, sospesa dalla Lega, è già scattata (“entro stasera”, promette Flavio Tosi, segretario veneto e vicesegretario federale del partito) l’espulsione dal Carroccio.

Intanto si rincorrono, fra l’indignazione e lo sconcerto generale, le dichiarazioni di solidarietà da parte di tutte le forze politiche.

Ma quelle parole pesano e soprattutto raccontano un’Italia dove il problema del razzismo è vivo e drammatico. Dove il colore della pelle è ancora oggetto di pregiudizio e discriminazione. Dove, al di là dei proclami teorici, gli insulti, l’aggressione verbale e fisica delle minoranze è ancora all’ordine del giorno.

Nella nostra Costituzione tutti i cittadini sono uguali, senza distinzioni di razza. Eppure, proprio perché Ai.Bi. si occupa di adozione internazionale, posso testimoniare che in Italia il razzismo è molto più radicato di quanto si creda, anche nelle istituzioni e fra persone che, per cultura e per professione, dovrebbero difendere una cultura dell’integrazione. Per questo voglio far arrivare personalmente un messaggio di solidarietà al Ministro”, dichiara Marco Griffini, presidente di Ai.Bi..Ci sono Paesi in cui i bambini che hanno la pelle più scura non vengono adottati e rimangono in orfanotrofio perché nessuno li vuole. L’Italia non è mai stata così. E’ un Paese accogliente, pieno di famiglie disponibili ad aprire le porte della loro casa e ad abbracciare come figli bambini stranieri, senza badare a provenienza, etnia e colore della pelle. Ma bisogna combattere, con tutte le forze, ogni forma di discriminazione, lavorando proprio sull’integrazione e l’accoglienza”.