Imola (Bo), per il bene del figlio adottivo basta fare i genitori in modo normale

figlio_unico_chinese200“Non sono mai andato nel mio Paese di origine, non ne ho mai sentito l’esigenza. Non ho mai chiesto delle mie persone biologiche perché ho sempre ritenuto e continuo a ritenere che i genitori sono coloro che ti crescono, non sono coloro che ti mettono al mondo”. A parlare è un adulto che descrive con queste parole la sua esperienza di figlio adottivo, dalla quale ha imparato molto, tanto da decidere, una volta sposatosi, di diventare egli stesso genitore adottivo.

Il protagonista di questa storia, che preferisce restare anonimo, oggi vive a Bologna dove si è trasferito all’età di 28 anni e sabato 12 aprile porterà la sua testimonianza a Imola, presso la sede dell’associazione di famiglie adottive e affidatarie Zorba, in via Pirandello 12. L’occasione sarà l’incontro intitolato proprio “Ascoltiamo l’esperienza di un adulto adottato”, organizzato dalla stessa associazione Zorba.

“Sono stato adottato a 2 anni – racconta l’uomo – da una famiglia italiana che già aveva figli biologici. Ho vissuto in Liguria, prima di trasferirmi per amore a Bologna”. Certo non sono mancati i problemi: all’epoca del suo arrivo in Italia, il fenomeno immigrazione nel nostro Paese presentava dimensioni ridottissime e i suoi tratti orientali hanno portato a delle difficoltà di integrazione nella società. “Ma ho conosciuto molte persone di buon senso – ricorda – che mi hanno sempre accettato come un ragazzo uguale a tanti altri”.

Definisce “autoritaria, ma con sani principi” la famiglia che l’ha accolto e dalla quale ha ricevuto una buona educazione, senza che gli fosse fatto mancare nulla. “Anzi, mi hanno permesso di fare cose che altri non potevano avere o fare”, racconta.  Per lui, il bagaglio più importante che ancora oggi si porta dietro è rappresentato dall’affetto ricevuto da tutti i membri della famiglia. All’interno di essa, sottolinea, non si è mai sentita la differenza tra figli adottati e biologici: “siamo tutti fratelli, sorelle, figli e genitori come tanti altri”.

“Grazie a Dio ritengo che la mia sia stata un’adozione riuscita – afferma l’uomo –, ma il successo di un’adozione riuscita sta semplicemente nel fare i genitori in modo normale. Ringrazio Dio ogni giorno per la mia adozione perché mi ha permesso di scoprire il senso della vita attraverso la fede cristiana”.

Forte di queste certezze, l’ex bambino dai tratti orientali adottato da una famiglia ligure è diventato un uomo, fiero e contento del suo stato di “adottato”. Un sentimento che è riuscito a trasmettere anche a sua moglie, con la quale oggi forma una splendida coppia di genitori adottivi.

 

Fonte: Zorba