Irene Bertuzzi: “Crisi delle adozioni internazionali: tra 6 anni non ci saranno più domande”

IRENEBERTUZZINe ha seguite più di 3mila di adozioni. E di ognuna potrebbe raccontare un particolare, un aneddoto… Ora, come tutte le persone che hanno fatto dell’accoglienza di un minore abbandonato la propria missione di vita, è preoccupata per il futuro di migliaia di bambini abbandonati, visto il disinteresse che la politica italiana sta dimostrando per l’adozione internazionale. “Donna Moderna” ha intervistato Irene Bertuzzi, che ha messo in luce quali sono le novità che attendono le future coppie adottive: l’età dei bambini, i Paesi di provenienza dei figli, le difficoltà relative alle decisioni dei Tribunali per i minorenni.

 

Lo organizza l’associazione Ai.Bi. nelle sue 14 sedi italiane, sabato 27 settembre e domenica 28: gli aspiranti genitori adottivi potranno rivolgere domande e curiosità agli esperti e, soprattutto, ascoltare le testimonianze dirette di chi ha già vissuto quest’esperienza. Un appuntamento utile, nel momento in cui l’adozione internazionale attraversa una forte crisi nel nostro Paese. A fronte di 168 milioni di minori abbandonati su scala mondiale, in Italia il calo delle coppie disponibili è ormai costante: dal picco del 2010, con 4.130 bambini adottati nel nostro Paese, il numero delle adozioni internazionali è infatti crollato a 2.825 nel 2013, con una flessione complessiva di quasi il 32 per cento. E i primi sei mesi del 2014, secondo dati appena diffusi, confermano il trend negativo, con un’ulteriore diminuzione del 30 per cento.
“Di questo passo, prevediamo che nel giro di sei anni non ci saranno più coppie adottive” dice Irene Bertuzzi, responsabile per Ai.Bi. delle adozioni internazionali. E non è più soltanto una questione di costi, da sempre molto alti: “Con il via libera alla fecondazione eterologa, pensiamo che molte coppie accantoneranno l’idea dell’adozione all’estero: se arrivasse la riforma promessa dal governo, con detrazioni per chi adotta e un iter migliore, questa forma d’accoglienza avrebbe ancora un futuro”.

Ecco le principali novità che gli aspiranti genitori adottivi devono conoscere per avvicinarsi in modo consapevole a questo percorso. 

Bambini sempre più grandicelli
“Accogliere un bimbo piccolo e sano, già difficile negli ultimi tempi, oggi è diventato quasi impossibile” spiega Irene Bertuzzi. “Sempre più Paesi esteri, giustamente, promuovono l’adozione nazionale al loro interno, e dunque per quella internazionale restano i bambini più grandi, più problematici poiché hanno trascorso molto tempo negli istituti. Spesso hanno problemi di salute o sono gruppi di fratelli. Questo è lo scenario attuale, e la coppia deve saperlo per non illudersi di poter avere un neonato sano”.

Ostacoli in tribunale
“Ci sono tribunali che emettono i cosiddetti decreti vincolati” aggiunge Bertuzzi. “Significa che, per esempio, nel decreto di idoneità per la coppia si indica l’età massima del bambino. Lo fa il tribunale di Roma, ponendo però il limite di 8 anni, in fondo realistico. Mentre il tribunale di Venezia, da quest’anno, ha emesso decreti in cui l’età massima del minore è di 5 o 6 anni al momento dell’ingresso in Italia: poiché l’abbinamento con la coppia avviene almeno un anno prima, così diventa difficilissimo adottare, visto che i bambini piccoli sono sempre di meno”.

Cambiano i Paesi
“L’Ucraina, dove fino a qualche anno fa gli italiani adottavano molto, oggi destina alle coppie straniere solo bambini di almeno 7 anni e con problemi” fa notare l’esperta. “Inoltre l’abbinamento avviene direttamente là: prima di partire, la coppia non sa nulla del bambino, né l’età, né le condizioni di salute, né se si tratti di un solo bimbo o di un gruppo di fratelli”. In Russia si continua invece ad adottare mentre Haiti, che da tempo ha aperto formalmente alle adozioni internazionali, non funziona ancora a regime: “Siamo 8 enti in attesa, e la situazione non si sblocca”. Molte difficoltà nell’iter adottivo sono dovute al fatto che l’Italia ha stretto accordi solo con cinque Paesi: Perù, Bolivia, Slovacchia, Vietnam e Russia, e si attende il rinnovo dell’accordo con la Cambogia. Negli altri Stati, le procedure sono dunque più complesse e non sempre i nostri enti autorizzati vengono riconosciuti.

Uno spirito tutto nuovo
“Noi invitiamo le coppie a credere ancora nell’adozione internazionale” esorta Irene Bertuzzi “ma con uno spirito nuovo. Questa esperienza, oggi, non è più la ricerca di un figlio che non si è riusciti ad avere, bensì un atto di giustizia verso i milioni di bambini abbandonati nel mondo. È stato stimato che, per dare una famiglia agli orfani africani dell’Aids, ci vorrebbero 15 milioni di genitori disponibili. Così alle coppie io mi sento di dire: non abbiate paura, è un meraviglioso percorso di accoglienza e di cambiamento”.

Per informazioni sugli Open Day di AiBi, sabato 27 e domenica 28 settembre: telefono 02-988221.
www.aibi.it