Italia, riconoscimento Kafala: a che punto siamo?

L’Italia figura tra quegli Stati che non hanno ancora riconosciuto nel loro ordinamento giuridico la kafala, ovvero la più alta forma di tutela per i bambini abbandonati provenienti dal Nord Africa.

Nonostante le lodevoli iniziative dei Parlamentari italiani, di fatto, non si intravede ancora nessun risultato concreto sul fronte della ratifica della Convenzione de L’Aja del 19 ottobre 1996 sulla “competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori”.

In Italia nei mesi scorsi c’è stata una grossa mobilitazione dei Parlamentari dei diversi schieramenti politici e sono state numerose le iniziative tese al sollecito del Governo rispetto alla ratifica: ben 8 interrogazioni parlamentari sono state presentate alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica.

A queste si aggiunge la mozione promossa dalla Senatrice Giuliana Carlino e sottoscritta dai Senatori Pedica, Belisario, Giambrone, Bugnano, Caforio, De Toni, Di Nardo, Iannutti, Li Gotti, Mascitelli e Pardi: tutti compatti nel chiedere l’impegno del Governo a presentare il DDL di autorizzazione alla ratifica “non oltre il 2010”. Purtroppo questa iniziativa del Senato non ha avuto seguito. Più recente la mozione presentata il 15 febbraio 2011 dall’ On. Augusto Di Stanislao e sottoscritta dagli onorevoli Orlando, Donadi, Evangelisti e Borghesi (IdV), in cui si chiede di avviare tutte le procedure necessarie per la ratifica della convenzione dell’Aja nei tempi e nei modi dovuti e comunque in un arco temporale ragionevole.

Ricordiamo inoltre che l’Onorevole Aldo di Biagio aveva rivolto un’interrogazione a risposta immediata al Ministero degli Affari Esteri nella seduta della Camera dei Deputati del 7 ottobre 2010 e che, in risposta, l’Onorevole Vincenzo Scotti aveva fornito finalmente una risposta esauriente rassicurando sull’aspetto più delicato che era trapelato rispetto alla vicenda: i dubbi sulla compatibilità dell’istituto della kafala, che rientra fra i provvedimenti di cui la convenzione permetterebbe il riconoscimento, con l’ordinamento giuridico italiano. Questa posizione è stata confermata il 22 dicembre 2010 dal Senatore Alfredo Mantica che, in

qualità di Sottosegretario al Ministero Affari Esteri, ha risposto all’interrogazione immediata presentata alla Camera dei deputati dagli Onorevoli Leoluca Orlando e Fabio Evangelisti precisando che all’inizio del nuovo anno 2011 sarebbe stato presentato al Consiglio dei Ministri il disegno di legge governativo per la ratifica della Convenzione. Come ribadito dallo stesso Senatore, infatti, dopo che il Ministero dell’Interno nell’ottobre 2010 ha risolto i dubbi formulati in precedenza sulla compatibilità tra l’istituto della kafala e il nostro ordinamento, i lavori del Tavolo interministeriale incaricato per la ratifica sono effettivamente

ripresi ed è stato possibile procedere con le ultime verifiche tecniche del testo di legge.

Già lo scorso anno però la maggior parte dei Paesi Europei, sollecitati come l’Italia dalla decisione del Consiglio dell’Unione Europea 2008/431/CE, ha provveduto alla ratifica, perché l’Italia deve essere l’ultima?

Nonostante le formali dichiarazioni del Governo, infatti, non abbiamo ad oggi notizia del progetto di legge governativo mentre sono ben quattro i progetti di legge presentati alla Camera dei Deputati da parlamentari di diversi schieramenti.

Dopo il deposito del progetto di Legge dell’Onorevole Luca Volonté (A.C. 3739/2010), sono stati altri tre i progetti di legge depositati per la ratifica dagli Onorevoli Aldo Di Biagio (A.C. 3858/2010) Augusto Di Stanislao (A.C. 3906/2010) e Amalia Schirru (A.C. 3947/2010).

Si tratta di validissimi progetti, specie laddove si prevedono gli strumenti per un coordinamento dei provvedimenti stranieri di protezione dei minori con le norme già vigenti in Italia in materia di affidamento e adozione.

Ringraziamo a nome di tutti i bambini che vivono fuori famiglia per il lavoro fin qui compiuto, ma lanciamo un nuovo appello perché si giunga celermente alla ratifica.

In attesa che il Parlamento proceda al celere esame delle iniziative in corso, Ai.Bi. in questi giorni ha sollecitato le più alte cariche dello stato affinché si arrivi al più presto alla ratifica.