Kafala: perché l’Italia non segue l’esempio degli altri Paesi europei?

Ai.Bi. - bambino in un istituto marocchinoL’Italia, al pari di Paesi di nuova adesione dell’UE come la Romania, figura tra gli Stati che non hanno riconosciuto nel loro ordinamento giuridico la kafala, ovvero la più alta forma di tutela per i bambini abbandonati provenienti dal Nord Africa.

Numerosi i Paesi che hanno disciplinato la kafala e hanno risolto una volta per tutte la regolamentazione di questo istituto di diritto islamico, garantendo al minore in kafala la stessa protezione riconosciuta ai minori che si trovano sul territorio nazionale, e quindi senza discriminazioni.

Il Belgio, ad esempio, ha riconosciuto nel Codice Civile l’istituto dell’adozione dei minori provenienti dai Paesi in cui la legge nazionale non prevede l’adozione nè l’affidamento preadottivo, come il Marocco e in altri Paesi in cui viene prevista la kafala ma non l’adozione (art. 361-5). In questo modo le coppie che intendono adottare un minore proveniente da un Paese che non conosce l’adozione possono rivolgersi per l’abbinamento all’Autorità centrale belga. Le autorità del Paese di origine del bambino autorizzano l’espatrio del minore e il consolato rilascia un visto temporaneo per l’ingresso in Belgio a scopo preadottivo.  Una volta arrivato in Belgio il minore, la coppia può iscriverlo nel proprio comune di residenza e, quando si tratta di minori orfani di entrambi i genitori, chiedere al tribunale di pronunciare l’adozione.

Il Belgio è un caso esemplare di regolamentazione della kafala e di dialogo tra due ordinamenti per favorire l’accoglienza di un bambino abbandonato. Anche la Svizzera riconosce la kafala nel Codice civile, prevedendo l’adozione per i minori la cui legge nazionale non riconosce questo istituto. In Spagna adozione e kafala sono considerate due istituti distinti che però possono convivere. Il riconoscimento fra i due strumenti di accoglienza dell’infanzia è stabilito nell’interesse del minore abbandonato per garantirgli la massima protezione.

In Germania, Lussemburgo, Regno Unito e Francia la kafala è riconosciuta attraverso l’applicazione delle norme di legge di diritto internazionale privato e l’interpretazione dei Giudici.

L’Italia non solo rimanda la questione del riconoscimento della kafala ma continua a rinviare la ratifica della Convenzione de L’Aja del 1996 che prevede anche la regolamentazione dell’istituto. Nella scelta di non ratificare la Convenzione si intravede la volontà del nostro Governo di non riconoscere la kafala.

Le istituzioni europee hanno  sollecitato i Paesi membri a ratificare la Convezione proprio per seguire l’esempio dei Paesi che da tempo hanno riconosciuto la kafala all’interno del loro ordinamento. E’ infatti importante che l’Europa costruisca uno spazio giuridico comune e armonico, e non caratterizzato da scelte tanto diverse come quelle descritte.

Il Marocco figura tra gli Stati che hanno già ratificato la Convezione e ciò permetterebbe, una volta applicato questo trattato, di creare finalmente una procedura di consultazione tra l’autorità marocchina e quella del Paese in cui il minore marocchino in kafala andrà a vivere. La creazione di questo spazio giuridico comune garantirà alle decisioni in materia minorile un riconoscimento il più possibile uniforme nei vari Stati, con il superamento del limite territoriale dello Stato in cui il provvedimento è stato emesso. Il tutto anche nel rispetto del principio di uguaglianza e di non discriminazione.

Perché quindi l’Italia non vuole ratificare una Convenzione che permetterebbe di dare riconoscimento una volta per tutte alla kafala?