Kenya, nasce il primo Gruppo di care leaver

(Nairobi) “Noi vogliamo essere il cambiamento ed essere ambasciatori dei giovani kenioti che hanno vissuto in istituto e fare advocacy per adeguate politiche a favore di questa categoria“. Si è concluso così l’incontro che sabato 20 giugno ha avuto luogo in Kenia in uno slum di Nairobi con giovani che hanno vissuto in vari istituti della città fino all’età di 18 anni.

All’incontro che è durato tutto il giorno hanno preso parte 16 giovani care leavers e 2 giovani ragazze che all’età di 19 anni stanno per lasciare l’istituto dove hanno vissuto per anni. I giovani proveniente da almeno otto istituti di Nairobi hanno avuto la stessa triste storia. Sono stati portati in un istituto e lì sono rimasti fino all’età di 18, 19 anni poi qualcuno ha detto loro che era ora di “partire” e cosi da soli hanno dovuto costruirsi una nuova vita senza essere pronti e autonomi. Durante la giornata sono stati realizzati due gruppi di lavoro. Il primo gruppo si è concentrato sull’analisi della vita in istituto e sui problemi e le difficoltà che hanno dovuto affrontare.

In particolare, molti giovani hanno sottolineato la mancanza di privacy e di attenzione, nonché la mancanza di libertà e la difficoltà di mantenere dei legami con la propria famiglia e la comunità, la mancanza di risorse degli istituti, di momenti ricreativi e di una consulenza psicologica e altri ancora. Il gruppo ha inoltre cercato di trovare una soluzione a questi problemi sottolineando quanto sia importante la formazione del personale degli istituti, l’importanza di mantenere relazioni con la propria famiglia e con i proprio sostenitori, l’importanza di garantire l’individualità di ognuno e coltivare i talenti dei bambini. Hanno inoltre pensato che sarebbe importante sensibilizzare i manager degli istituti e che loro stessi potrebbero fare questa campagna sperando di incontrare dall’altra parte qualcuno che sia disponibile ad ascoltarli.
Il secondo gruppo di lavoro si è concentrato sulle difficoltà che hanno incontrato una volta fuori dall’istituto.

I giovani hanno sottolineato la mancanza di preparazione ad affrontare la vita quotidiana, la mancanza di un posto dove andare, la voglia di continuare a studiare ma la mancanza di fondi per pagare le tasse universitarie, il sentirsi soli e discriminati da tutti e spesso anche dalla propria famiglia biologica con la quale oramai si sono persi i contatti. Riconoscono inoltre, che il sistema e il governo hanno molte lacune e che non ci sono programmi per i giovani che hanno vissuto in istituto e non viene offerto nessun servizio perché una volta adulto all’età di 18 anni bisogna cavarsela da soli.

Evidenziano anche il timore per altri giovani che non ce l’hanno fatta e sono finiti nelle reti della prostituzione o piccola criminalità. Credono che per superare il problema sia necessario chiedere al governo e agli istituti di attuare dei programmi di preparazione all’uscita dall’istituto come orientamento al lavoro, corsi professionali, garantire il pagamento degli studi, aiutarli ad avere una consulenza legale.
Alcuni sono timidi, altri rabbiosi, altri partecipano ed esprimono le loro speranze e la loro voglia di fare e aiutare chi ancora sta in istituto. Altri ripetono che nessuno ha mai ascoltato la loro voce e che oggi devono affrontare grandi difficoltà solo perché sono lasciati soli.
Alla fine dell’incontro i ragazzi hanno espresso il loro desiderio di creare un gruppo di giovani e di far parte del nostro network Internazionale ed erano felici di sapere che non sono soli e che Ai.Bi. camminerà con loro. Hanno capito quanto sia importante lottare contro gli istituti per promuovere forme alternative di accoglienza.
Un giovane ha detto alla fine “Esistono due categorie di persone: quelle ordinarie e quelle straordinarie. Per essere straordinari bisogna fare qualcosa di extra. Diciamolo oggi amici, noi siamo straordinari perché siamo qui insieme e ce la faremo!”.

 

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