L’Aquila. 11 anni dopo il terremoto è arrivato il Coronavirus. Quali conseguenze per i giovani? Marzia Masiello (Ai.Bi.) ne ha parlato su Radio In Famiglia

“La pandemia si è innestata in un contesto sociale difficile perché la ricostruzione è oggi lungi dall’essere completata”

A L’Aquila, 11 anni dopo il terremoto, è arrivato il lockdown per il Coronavirus. A soffrirne un territorio già pesantemente colpito a livello sociale ed economico dalle conseguenze del sisma. Su Radio In Famiglia ne hanno parlato Marzia Masiello, responsabile delle Relazioni Istituzionali di Ai.Bi. – Amici dei Bambini e Claudia Pagliariccio del Centro Studi La Meta, una realtà associativa del territorio aquilano.

“Abbiamo seguito dal 2009 la situazione dell’Aquila e in particolare di Onna – ha spiegato Marzia Masiello – Chiaramente la pandemia si è innestata in un contesto sociale difficile perché la ricostruzione, sperando che nel prossimo decennio si possano vedere risultati più verso una sua ultimazione, è oggi lungi dall’essere completata e ci sono state molte difficoltà perché è stato colpito il tessuto di una città che è capoluogo di una delle province più ampie d’Italia. Ci sono ragazzi che noi abbiamo seguito nel corso degli anni e che hanno vissuto questa diaspora nascendo o crescendo all’interno dei moduli abitativi provvisori e che sono stati educati all’interno di queste strutture provvisorie. Ma, se nella crescita di un bambino rientra anche l’educazione in un ambiente sano, come ricorda anche la ‘Laudato si’ di Papa Francesco, oggi molti di questi ragazzi non hanno punti di riferimento al di là dei centri commerciali”.

“Negli ultimi anni – ha proseguito Masiello – le cose stanno cambiando e il centro si ripopola ma c’è una preoccupazione per cui l’utilizzo di droghe o alcool tra adolescenti e giovani, perché di fatto i ragazzi si sentono di volersi rifugiare in questo all’interno di non luoghi che vanno invece ricostruiti con il sostegno della comunità educante. Ai.Bi. era già presente prima del 2009 con le attività di promozione di adozione e affido, dopo il terremoto abbiamo portato una serie di attività e laboratori dedicati alla famiglia su Onna, come laboratori del teatro o di giornalismo,dove i ragazzi hanno potuto essere protagonisti”.

“La nostra associazione – ha spiegato invece Claudia Pagliariccio del Centro Studi La Meta – opera sul territorio dal 2013. L’idea è di creare nuovi punti e nuovi luoghi di aggregazione, perché, per l’appunto, i ragazzi si riuniscono nei centri commerciali perché non c’è ancora il centro storico dove invece noi siamo cresciuti. L’assistenza ai ragazzi è fornita per lo più durante il percorso scolastico ma ci occupiamo anche degli anziani, una fascia scottata dal terremoto perché ha perso tutti i punti di riferimento, che si sentono a volte anche abbandonati”.

L’Aquila. Dopo il terremoto il Coronavirus e, purtroppo, il lockdown…

A proposito del lockdown, ha continuato Marzia Masiello, “ho potuto percepire una capacità di resilienza, di attivarsi come risorsa anche di fronte alla crisi. Gli aquilani erano stati purtroppo formati a una situazione emergenziale, che questa volta non era più locale ma planetaria. La comprensione dell’importanza del rispetto delle regole che dall’istituzione venivano impartite ha aiutato. Chiaramente c’è stata la difficoltà di vivere in moduli abitativi di pochissimi metri quadri, diversa la situazione in campagna dove il fatto di avere la natura a portata di mano è stata considerata da molti un elemento terapeutico. I ragazzi coinvolti attraverso il progetto ‘Pane, radio e fantasia 2.0’, prosecuzione di un progetto svolto in collaborazione con l’AGIA, hanno raccontato attraverso la radio locale, Radio L’Aquila 1, la loro situazione ben individuando i pilastri: l’importanza della famiglia, l’importanza della scuola come educazione e relazione e anche l’importanza di relazionarsi con associazione per mantenere un tessuto connetivo in senso civico di responsabilità attiva”.

“Sono state due situazioni diverse- ha aggiunto Pagliariccio – ma, mentre in occasione del terremoto si è percepito un senso comunitario, con la pandemia per anziani e giovani è stato molto difficile attraversare un momento di isolamento. Questo è avvenuto anche per quanto riguarda la didattica a distanza, con poco aiuto da parte delle istituzioni. Alla fine del lockdown riscoprire il fatto di poter stare insieme è stato vissuto davvero come un grande evento, oltre al fatto che durante il periodo estivo molti ragazzi hanno dovuto recuperare quello che, con la didattica a distanza non era stato appreso”.

“Con la didattica online il rischio – ha detto poi Marzia Masiello – come hanno rilevato i docenti, è quello di perdere i ragazzi meno supportati, con un incremento quindi della povertà educativa. Oggi c’è davvero un’urgenza di correggere il divario sociale”.

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