Radio in Famiglia. Le relazioni positive in famiglia come antidoto al monopolio dei social

Monsignor Dario Edoardo Viganò, vicecancelliere della Pontificia accademia delle scienze, ospite di Radio in Famiglia, riflette sul ruolo della comunicazione e dei social, specie nei contesti familiari e verso i più giovani.

Monsignor Dario Edoardo Viganò è una figura eccezionale: ex Segretario per la Comunicazione della Santa Sede, oggi è vicecancelliere della Pontificia accademia delle scienze e della Pontificia Accademia delle scienze sociali, nonché presenza televisiva con la rubrica “Le Ragioni della Speranza” all’interno del programma “A suo immagine su Raiuno”. Ma l’eccezionalità non sta tanto nei titoli e nei ruoli, quanto nella competenza sugli argomenti della comunicazione e dei social network, e nella chiarezza con la quale è in grado di esprimere pareri e offrire spunti di riflessione davvero stimolanti.

Monsignor Viganò: la grande sfida della comunicazione

È, dunque, una puntata “eccezionale” quella di Radio in Famiglia nella quale Dario Edoardo Viganò è stato protagonista.
Sotto, si può ascoltare l’intera puntata, ma qualcuno dei concetti sui quali Viganò ha riflettuto, vale la pena riprenderli anche qui.

Innanzitutto, Viganò ha sottolineato come fare comunicazione, in particolare sui social, per la Santa Sede non sia affatto un lavoro semplice, perché “Bisogna tenere conto dell’aspetto più istituzionale della realtà che si rappresenta, che è sempre un po’ ingessato, ma nello tesso tempo considerare i criteri di notiziabilità nel far passare alcune informazioni. Nel complesso: è una grande sfida!”

Parlando più nello specifico di social network, Viganò ricorda come questi siano sono una grande occasione, come abbiamo visto in particolare durante la pandemia, quando hanno permesso di mantenere i contatti con i nonni, i parenti… Ma siano anche un rischio, perché diversi studi ormai confermano come un abuso di permanenza sui social comporti poi delle difficoltà nell’esprimere le proprie opinioni e le proprie emozioni. “E quando uno è incapace di narrare le proprie emozioni, in qualche modo perde la profondità dei suoi legami; perde la sua storia”.

La diversità è arricchimento

Uno dei problemi che Viganò più stigmatizza dei social è il loro creare dinamiche che si sviluppano su un piano orizzontale: “Non esistono – dice – community che in qualche modo non pensino in maniera omogenea, tanto che se qualcuno pensa diversamente viene espulso”. E questo è un problema, perché, invece, è importante che si riescano a “tenere insieme le differenze. Dobbiamo capire che la parzialità di vedute non è faziosità, ma è arricchimento”.

Certo, una ricetta affinché le cose funzionino non c’è. Come non c’è un manuale che dica ai genitori come comportarsi da questo punto di vista con i figli. Sicuramente bisogna tenere a mente che quello che si vive sui social non è la realtà delle relazioni, ma è “la rappresentazione della relazione”. Per questo, sottolinea Viganò, è fondamentale che i ragazzi vivano esperienze come il teatro, lo sport, le attività di carità fatte in gruppo… Perché, queste, permettono “di non stare sui social come se quello fosse l’unico mondo possibile”.

“Io credo – prosegue – che delle relazioni positive all’interno della famiglia siano fondamentali. Quando il padre fa il padre e la madre fa la madre, gestendo delle relazioni positive ma con dei ruoli specifici, si condividono le esperienze in maniera positiva. Perché all’interno delle relazioni, la condivisione, che è fatta anche di ascolto e pazienza, come a volte anche di incomprensioni, è ciò che porta maggiori frutti dal punto di vista educativo”. [spreaker type=player resource=”episode_id=45028135″ width=”100%” height=”200px” theme=”light” playlist=”false” playlist-continuous=”false” autoplay=”false” live-autoplay=”false” chapters-image=”true” episode-image-position=”right” hide-logo=”false” hide-likes=”false” hide-comments=”false” hide-sharing=”false” hide-download=”true”]