La Chiesa: “Anche le famiglie aprano le porte ai profughi”. Lo Stato: “Grazie, ma non ne abbiamo bisogno”.

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Lo Stato deve fare la sua parte sui profughi perché la Chiesa fa la sua parte, e fa anche troppo. La Chiesa fa il buon samaritano, fa la prima accoglienza, non può fare di più. Fa già troppo di più, ma non farà mai un compito che non gli spetta”. Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano non ha dubbi e avverte: “Stiamo facendo troppo welfare, sostituendo lo Stato. Ci stiamo sostituendo al welfare pubblico“.

Frasi pesanti come macigni che il Cardinale Scola ha pronunciato  all’apertura dell’anno pastorale, tornando sul tema dei migranti.

L’arcivescovo ha sottolineato la differenza tra il ruolo della Chiesa e il ruolo dello Stato: “La Chiesa deve fare generosamente la prima accoglienza, nella logica del buon samaritano.  Le istituzioni, invece, devono dare un risposta politica”. Insomma, la soluzione strutturale del problema non tocca alla Chiesa, che pure vuole e sta facendo tanto, ma alle istituzioni, partendo dallo Stato per arrivare all’Europa.

E rinnovando l’appello alle parrocchie ad aprire le porte, Scola si rivolge anche e soprattutto alle famiglie, perché non esiste separazione tra singoli e chiesa. Che però non sono messe nelle condizioni di “assolvere” all’imperativo morale che gli si chiede. Perché se da una parte la Chiesa continua a sollecitare l’accoglienza in famiglia, sembra che lo Stato non voglia, limitandosi a riempire i grandi centri di accoglienza, sembra rispondere “Grazie, ma non abbiamo bisogno delle famiglie”.

Perché come dovrebbero fare, del resto, le famiglie ad aprire le porte di casa se le prefetture e i Comuni, nella sostanza, non le mettono nelle condizioni di accogliere i profughi ? Se non glieli assegnano preferendo a loro i grandi centri di accoglienza? Devono andare le famiglie stesse sui moli, sulle banchine, o lungo le strade a recuperare i profughi?

E c’è di peggio. Mentre la Chiesa sollecita e lo Stato latita o meglio persevera in antiquati modus operandi, langue alla Camera da due anni (dal 4 ottobre 2013) un disegno di legge a firma della deputata Sandra Zampa (Pd), con il sostegno di parlamentari dei principali partiti politici sia di maggioranza che di opposizione, con cui si chiede di istituire una cabina di regia in grado di regolare in modo organico, su tutto il territorio nazionale, l’affido familiare dei Misna, minori stranieri non accompagnati. Nonostante l’ampio consenso, però, il ddl è fermo in Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio.

E così resta l’amaro: di fatto la proposta giace dimenticata. Mentre ci si “prepara” all’arrivo nel 2016 di 450 mila profughi che si aggiungono alle 400mila persone arrivate quest’anno (fonte Acnur, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati).