La kafala è permessa a cittadini italiani di religione islamica?

Buongiorno,

sono un cittadino italiano di religione islamica. Leggo spesso le vostre notizie sull’infanzia in difficoltà e ho sentito parlare della kafala. Una pratica che consente di accogliere uno di questi bambini sfortunati in uso nei Paesi musulmani.

Vorrei capire se questa pratica sarebbe, in ipotesi, permesse anche a me.

Grato per la risposta che saprete darmi.

Muhammad

Gentile Muhammad,

Da quando l’Italia ha ratificato la Convenzione dell’Aia del 1996, l’autorità centrale competente per decidere se sia possibile riconoscere la kafala pronunciata all’estero, in Paesi di religione islamica, è la Presidenza del Consiglio dei Ministri: è quindi alla Presidenza del Consiglio che le autorità straniere che ricevono le richieste di kafala devono indirizzare la richiesta di autorizzazione a pronunciare una kafala quando si prospetta il trasferimento in Italia del minore, e quindi quando i richiedenti, italiani o stranieri, siano residenti o spostino la propria residenza in Italia.

Solo dopo che la PCM avrà autorizzato la singola decisione sul caso, di cui dovrà avere i documenti dettagliati, sarà possibile per le autorità straniere affidare in kafala un bambino a stranieri o italiani o ancora coppie miste residenti in Italia.

Nel nostro Paese la libertà religiosa è un diritto inviolabile e non sarà quindi possibile che una decisione di diniego possa basarsi sugli orientamenti religiosi dei richiedenti a prescindere dalla loro nazionalità.

Il problema di ammettere che cittadini italiani che chiedono una kafala abbiano o meno un certo credo non rientra quindi tra i requisiti contemplati dal nostro Paese in quanto indifferente, ma rientra semmai nella decisione dei paesi stranieri che pronunciano la kafala.

Sperando di esserle stati utili e ringraziandola per la lodevole intenzione da lei espressa, la salutiamo cordialmente e le auguriamo buona fortuna.

Avv.Enrica Dato

Ufficio Diritti – Ai.Bi. – Amici dei Bambini