La lotta per l’idoneità. “L’amore è importante ma non basta: bocciati!”. La nuova domanda di adozione? Rinviata per ferie!

famiglia-affidataria_470x305Perché? Perché  la coppia pur avendo in piedi da decenni progetti di adozione a distanza, non  è mai andata a trovare i bambini sostenuti. Il signor Paolo (nome di fantasia) non ci poteva credere. Ci racconta: “I soldi che avremmo speso in viaggi, abbiamo preferito investirli in sostegno economico. Non abbiamo mai sentito la necessità  di verificare in loco dove andavano a finire i nostri soldi, perché  conosciamo personalmente le persone coinvolte”. Quanto alla poca disponibilità  nei confronti delle altre culture, Paolo commenta amareggiato: “Mi sono sentito offeso, non c’era scritto espressamente, ma in fondo mi stavano dando del razzista”.

Ma il paradosso del decreto di inidoneità è in un altra indicazione del giudice. Alla domanda:  “Cosa siete disposti a offrire ai bambini che intendete adottare?”, loro avevano risposto all’unisono: amore. Peccato che il giudice abbia segnalato: l’amore è importante, ma non basta.

A questo punto la coppia, consigliata da un avvocato, ha deciso di lasciar perdere l’idea di un ricorso.

A parte il costo, che non sarebbe stato inferiore a 5-6mila euro, i tempi di attesa per un eventuale appello non sarebbero stati inferiori a un anno. Più  o meno il tempo necessario per ripresentare una nuova disponibilità ad adottare. E così, armati di pazienza, hanno ripresentato domanda. Non è stata una passeggiata nemmeno il secondo tentativo. Paolo racconta:  “Dopo l’esito infausto avevamo bussato di nuovo ai servizi sociali, ma la psicologa si negava e l’assistente sociale rinviava l’appuntamento di continuo. Alla fine sono andato lì  di persona e ho detto che accettavo tutto quello che c’era scritto, ma non essendo un bambino volevo delle spiegazioni. Finalmente l’appuntamento  è stato concordato”. Sono ripartiti i colloqui con gli assistenti sociali e la psicologa, gli stessi che li avevano già  valutati la prima volta. Con la differenza che questa seconda volta, Paolo e sua moglie hanno spiegato meglio la loro posizione. Sposati da 23 anni, hanno sempre svolto attività  di volontariato in parrocchia. E questo per molto tempo ha appagato il loro desiderio di donarsi agli altri. Mentre procedevano i colloqui presso i servizi sociali, i coniugi hanno iniziato una collaborazione anche con una Casa famiglia. Ogni fine settimana accolgono un minore in difficoltà  e gli dedicano tempo e attenzioni.

Paolo è  entusiasta di questa esperienza. Dice: “Ho iniziato perché  avevo bisogno io stesso di elaborare la mia bocciatura, compensarla facendo qualcosa di buono. Mi si  è aperto un mondo. Ho scoperto che anche un adolescente  in fondo  è ancora  piccolo: ha bisogno di supporto, consiglio, aiuto da noi adulti. Questi sono ragazzi affamati d’amore e lo chiedono anche a perfetti sconosciuti che incontrano solo nel fine settimana”. Paolo e sua moglie attendono adesso il nuovo decreto, ma il giudice ha messo le mani avanti:  Si sa che, d’estate, negli uffici pubblici il lavoro si ferma per almeno un mese e mezzo. Lo spieghino ai bambini che attendono negli istituti che, causa vacanze, il loro viaggio verso la serenità  finisce in coda alle ferie dei dipendenti pubblici.