La ‘sterilizzazione’ di Stato: ecco perché l’Italia non fa figli

anzianiUn Paese di vecchi e sempre meno neonati. E’ l’Italia fotografata dall’Istat: 509 mila nascite in Italia nel 2014, 5mila in meno rispetto al 2013. Il demografo Alessandro Rosina sostiene che la denatalità, è la conseguenza “prima di tutto di politiche inadeguate”. Poi c’è la tendenza a posticipare la natalità, con una ‘tattica del rinvio’  che rischia di complicare la possibilità di realizzare i propri obiettivi di vita.

Il declino demografico dell’Italia sembra inarrestabile. Il numero medio di figli per donna è pari a 1,39 (contro una media europea di 1,58): se le italiane procreano 1,31 figli, 1le straniere residenti nel nostro Paese hanno in media 1,97 figli a testa. L’età media al parto sale a 31,5 anni.

Sulle le cause di questo fenomeno, Rosina, non ha dubbi. L’Europa è un continente che invecchia e ha problemi di scarso ricambio generazionale. Ma in Italia mancano quelle condizioni che in altri Paesi europei esistono. L’alto indice di disoccupazione giovanile obbliga a posticipare nel futuro scelte impegnative come il formare una famiglia autonoma e fare figli. Il nostro Paese investe poco  in politiche attive, che aiutino i giovani a inserirsi nel mercato del lavoro e che sostengano il reddito nelle situazioni di disoccupazione.

Non è un caso insomma se la Francia è vicina al tasso di sostituzione generazionale di 2 figli per donna, come pure alcuni Paesi del Nord Europa. Anche perché in Italia non esistono adeguate politiche che investano sulla famiglia. All’interno della spesa sociale siamo uno dei Paesi che destina la quota più bassa in investimenti per la famiglia, e questo si ripercuote sui servizi erogati, ad esempio quelli che aiutano la conciliazione tra lavoro e famiglia, come gli asili nido.

La situazione si fa drammatica al sud. Lontana nel tempo l’immagine delle famiglie numerose meridionali. Ormai nelle regioni settentrionali abbiamo 1,46 figli per donna; mentre a sud la media scende a 1,32.

Al di là della propensione individuale, degli aspetti culturali e del desiderio di fare famiglia, le effettive difficoltà economiche e le carenze del welfare – più accentuate al Sud – pesino molto sulle scelte delle famiglie”.

E una conferma di ciò si ha dalla fertilità delle donne straniere. Tra le immigrate la fertilità è scesa  per la prima volta sotto la soglia dei 2 figli per donna. Nonostante partano da una propensione maggiore ad avere figli, legata agli aspetti culturali dei Paesi d’origine, le mamme straniere si trovano ad affrontare le medesime difficoltà delle ‘colleghe’ italiane, in termini economici e di carenza dei servizi di welfare”. “Ecco perché-sottolinea Rosina- non è con gli 80 euro mensile previsti dal bonus bebé che le italiane e le straniere residenti nel nostro Paese torneranno a procreare. indica che lo Stato vuole fare qualcosa e può scardinare quella propensione al rinvio in chi vuole avere figli. È un segnale positivo in attesa di misure più rilevanti, che però bisogna cominciare da subito a mettere in campo. Un reale beneficio potranno assicurarlo solo misure strutturali: un fisco più equo, maggiori investimenti in servizi per l’infanzia, politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia”.