Adozione internazionale: la strada della gratuità passa dall’assoluta trasparenza e rispetto della legalità degli enti autorizzati. La situazione ad oggi

Il prossimo 15 febbraio a Roma la Conferenza degli enti autorizzati più rappresentativi per chiedere alla politica la gratuità per chi sceglie di restituire a un bambino abbandonato la dignità di figlio

Ma per poter essere credibili è indispensabile da parte degli operatori del settore l’assoluto rispetto delle fondamentali regole di trasparenza sulle procedure e sui pagamenti previste dalla Linee Guida CAI del 2008

conferenza stampa per gratuità adozione internazionale il 15 febbraio a RomaNelle ultime settimane, il tema della denatalità e delle difficoltà che il mondo della famiglia e dei figli vivono quotidianamente nel nostro Paese sta ottenendo un’attenzione e un seguito crescente sia da parte dell’opinione pubblica, in cui rientrano le famiglie in questione, che da parte delle realtà politiche e dei media, entrambe alle prese con i programmi elettorali in vista del voto previsto per il 4 marzo prossimo.

Sul fronte dell’adozione internazionale, molti enti autorizzati hanno manifestato la legittima esigenza di rivederne alcuni aspetti, per renderla meno ostica dal punto di vista burocratico e, soprattutto, economicamente sostenibile per le coppie che desiderano abbracciarla. In tal senso è orientata la proposta che un gruppo di 22 enti autorizzati, i più rappresentativi per quantità e qualità delle adozioni realizzate (fra cui anche Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini), rivolgerà al mondo politico il prossimo 15 febbraio a Roma, chiedendo esplicitamente di trasformare questo meraviglioso atto di giustizia nei riguardi dell’infanzia abbandonata in un’opzione finalmente a costo zero per i nuclei familiari disponibili a sceglierla in Italia.
Per far sì, tuttavia, che la politica e le istituzioni possano far propria questa istanza densa di umanità e di attenzione concreta al presente e al futuro della famiglia nel nostro Paese, c’è la necessità – dall’altra parte – che tutti gli enti autorizzati abbiano chiaro il preciso dovere di rispettare appieno tutte le norme indicate dalle Linee Guida emanate nel 2008 dalla Commissione Adozioni Internazionali.

In particolare, tra i criteri stringenti che il testo in questione pone per garantire le necessarie trasparenza e legalità degli enti autorizzati, ci sono due principi importantissimi che, purtroppo, ancora non vengono pienamente rispettati da alcuni di essi: la chiarezza e l’aggiornamento costante del numero e delle caratteristiche delle procedure di adozione seguite e portate a compimento nel tempo; il divieto assoluto di concludere adozioni attraverso la pratica ‘oscura’ e inquietante del pagamento in contanti effettuato direttamente all’estero.

In entrambi i casi, il testo delle Linee Guida è molto chiaro. Per quanto concerne la trasparenza, chiede esplicitamente, tra i dati che l’ente è tenuto a rendere noti, “il numero di adozioni realizzate in ogni Paese, in ciascuno degli ultimi tre anni; il tempo medio d’attesa per il perfezionamento dell’adozione, in ciascuno dei Paesi in cui l’ente opera e negli ultimi tre anni; il costo complessivo che le coppie sostengono nell’intera procedura, compreso il post-adozione, con esclusione delle spese di viaggio e di soggiorno all’estero” (Art. 17, comma 1). Il testo conclude chiarendo che “in ogni caso, l’ente deve impegnarsi ad aggiornare i dati almeno ogni sei mesi“, raccomandando “un’apposita pagina informativa del sito web dell’ente, che sia di facile accesso e comprensione“.

Per la seconda questione, l’Articolo 18 delle Linee Guida, al comma 1, specifica che “i rapporti economici tra ente e coppie che conferiscono il mandato devono essere regolati a mezzo di bonifico su apposito conto corrente bancario o postale“, prescrivendo altresì che “l’intero importo della procedura adottiva, suddiviso in tranches, deve essere versato direttamente in Italia all’ente, sia per i servizi resi in Italia, sia per i servizi resi all’estero“. Due indicazioni necessarie per garantire la verificabilità dell’attività dell’ente e la certificabilità del bilancio dell’attività svolta, in modo da non dare adito ad alcuna ‘zona grigia’ nell’attività di mediazione tra le famiglie aspiranti e i bambini in attesa di adozione internazionale.

Eppure, ancora oggi, il 50 per cento degli enti autorizzati italiani (31 su 62 totali) non ha pubblicato correttamente il proprio report sulle adozioni completate. E sono numerose le coppie che dichiarano di essere state costrette, in qualche modo, da alcuni enti a portare direttamente denaro contante all’estero per effettuare il ‘pagamento’ della mediazione. Perchè questi enti aggirano il divieto imposto dalla CAI? A che cosa mai servono per davvero quei soldi in contanti?

Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, espressione dell’adozione internazionale nata ormai 31 anni fa da una comunità di famiglie adottive, che fin dall’inizio ha puntigliosamente rispettato ogni comma delle Linee Guida citate, ritiene che sia arrivato il momento di richiamare con forza l’intero mondo dell’adozione internazionale italiano a interrogarsi su questi problemi, che insieme al disinteresse della politica degli ultimi anni e alla diffusione di nuove opzioni di natalità ‘artificiali’ (peraltro dagli esiti discutibili) hanno condotto oggi al crollo generalizzato dell’adozione internazionale. Un risultato preoccupante, tanto più perchè si manifesta in un Paese che da sempre, fino al recente passato, è stato paladino e fedele ambasciatore nel mondo della meraviglia possibile attraverso l’adozione.

Senza la trasparenza nelle comunicazioni delle procedure seguite e il rispetto delle prescrizioni per i pagamenti è evidente che ogni eventuale richiesta di gratuità dell’adozione internazionale fatta al mondo politico-istituzionale – per portarla all’interno del piano di emergenza e lotta alla denatalità – perderebbe di legittimità e di consistenza, poiché il mondo degli enti autorizzati manca ancora della credibilità necessaria per presentare un’istanza tanto grande, bella, rivoluzionaria e in ogni caso necessaria.

Per tutti gli enti autorizzati è giunto il tempo ineludibile di dimostrare, nei fatti e non solo a parole, di essere perfettamente trasparenti e legali.
Solo allora – speriamo al più presto – sarà davvero possibile un dialogo politico-istituzionale imperniato finalmente sui temi concreti che interessano questo mondo, un confronto costruttivo che sia in grado di trasformare in realtà il tanto atteso e auspicato rilancio di quell”officina dei miracoli’ per la famiglia che risponde al nome di adozione internazionale.