L’attesa di una famiglia dura tutta la vita. A 25 anni c’è chi ancora spera. Anahì Moreno Rivadeneira- Bolivia

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“Ci vuole coraggio per lavorare come operatrice Ssd, ma è un lavoro che cambia la vita. Quando scopri la realtà dei bambini abbandonati, senti il dovere di essere la loro voce. Dopo essere entrati in un istituto, ciò che resta impresso è lo sguardo velato di tristezza dei bambini.

Ogni persona costruisce la propria identità attraverso due domande: “Chi sono io?” e “Chi sono io, per chi?” Per gli ospiti dei nostri istituti sono domande senza risposta. I nostri bambini continuano ad aspettare: pochi di loro si sentono importanti e speciali.

I bambini abbandonati, come tutti gli esseri umani, hanno bisogno di creare relazioni e il Ssd può realizzare questo miracolo. Quando il Ssd si realizza appieno, la nostra mediazione non è più indispensabile. Ma pochi giorni fa sono rimasta sconvolta da un incontro. Un ragazzo di 25 anni, che come tutti ha dovuto lasciare l’istituto a 18 anni, mi ha chiesto perché per lui non si riesce a trovare una famiglia. Quando gli ho spiegato che l’adozione è possibile fino a 18 anni, ho letto nei suoi occhi un’amarezza e una delusione profonde. Nessuno più di lui è la prova vivente che per chi non ha nessuno, l’attesa non finisce mai. Una famiglia, la cerchi per tutta la vita.”