Kosovo 12 novembre 1999. “E’ una di noi” dicevano a Pristina quanti avevano conosciuto Laura Scotti

Trasformare un giorno di dolore – il 12 novembre 1999 – in un momento, non certo di gioia, quantomeno di serenità è quanto ogni anno Ai.Bi. si propone di fare in ricordo dei colleghi scomparsi, Laura, Irina e Giuliano.

Non è semplice, per chi resta, trasformare un giorno di dolore – il 12 novembre 1999 – in un momento, non certo di gioia, quantomeno di serenità. Eppure, dare senso alla perdita di una collega e continuità al suo lavoro è quanto ogni anno Amici dei Bambini si propone di fare:  Laura Scotti che aveva lasciato una carriera nel mondo profit per diventare responsabile ufficio stampa e comunicazione di Ai.Bi., morì in Kosovo insieme a altri operatori umanitari a seguito di un incidente aereo nei cieli di Pristina.

Oggi si ricorderà, durante un’ora di preghiera e raccoglimento, non solo Laura ma anche tutte le persone che hanno incontrato Ai.Bi. sulla propria strada e che – per destino o disegno insondabile – hanno proseguito il cammino della loro anima in altro modo.

Nondimeno queste persone sono meno presenti nelle giornate quotidiane: non lo era nemmeno per me, quando, ricoprendo in Ai.Bi. lo stesso ruolo di Laura, incontravo le sue difficoltà, gli effetti della sua tenacia, le conseguenze positive di campagne e iniziative ideate per informare e raccontare della condizione di bambini abbandonati nel mondo. Un impegno che è proseguito e che prosegue, passa come il testimone tra atleti di una staffetta.

E così, riavvolgendo la pellicola dei ricordi, ognuno potrà ritrovare tra le pareti del proprio ufficio l’eco delle risate argentine di Laura dai capelli rossi, sempre indaffarata e di corsa; il passo lento e pacato di Giuliano, nella sua sfida perenne ai sistemi informatici; la dolcezza di Irina, della sede di Kiev, così determinata nel trovare famiglie per tanti figli in attesa.

Il mio personale ricordo – racconta l’autrice Francesca Mineo –  va senz’altro al viaggio in Kosovo che mi ha permesso di ricostruire in un libro “I 189 giorni di Laura” (Ancora Editrice) il suo lavoro in Ai.Bi. tra Milano e il paese balcanico, prima della sua morte. Giorni che hanno cambiato non solo la sua vita ma quella di tanti cittadini kosovari, stremati dalla guerra e smarriti di fronte  una vita da ricostruire: “E’ una di noi” dicevano a Pristina le persone che avevano conosciuto Laura; era come ‘l’ospite migliore che rende breve la tua notte’, parafrasando un proverbio kosovaro.

Il complimento rendeva orgoglioso Luigi Scotti, papà di Laura, che si è spento l’anno scorso a quasi 100 anni. “Aspetto di tornare da Laura”, mi diceva, con la rassegnazione del sopravvissuto, ogni volta che ci incontravamo per la redazione del libro o soltanto per avere occasione di parlare di sua figlia. E’ probabile che anche lui, in qualche luogo a noi invisibile, fosse molto atteso.