Laura Scotti, volontaria Ai.Bi. in Kosovo: un ricordo indelebile di passione ed impegno a 21 anni dal suo “arrivederci” lasciato nel cielo di Pristina

“Il segno di Laura in Kosovo c’è ed è molto visibile. Non abbandona certo il nostro cuore, anche se sono passati più di 20 anni”.

Sono passati 21 anni da quel tragico 12 novembre, quando nel 1999 Laura Scotti, responsabile della comunicazione dei programmi di emergenza di Ai.Bi. durante la guerra dei Balcani, perse la vita sul volo del Programma Alimentare Mondiale (PAM) diretto a Pristina in Kosovo, schiantatosi contro le montagne prima dell’atterraggio.

Più di 20 anni sono trascorsi ma il ricordo della giovane e appassionata collega rimane indelebile e anche quest’anno, seppure a causa dell’emergenza non sarà possibile celebrare come sempre il suo ricordo, all’interno della casa famiglia a lei dedicata a Pristina, in Kosovo, verranno comunque accese delle candele per celebrare Laura, il suo impegno e la sua “luce”.

Il segno di Laura è sempre visibile e non abbandona il nostro cuore

Il segno di Laura in Kosovo c’è ed è molto visibile. Non abbandona certo il nostro cuore, anche se sono passati più di 20 anni. Oggi abbiamo una scuola, che porta il suo nome, una casa famiglia, che ricorda il suo amore per i bambini, la gente e il nostro Paese; e infine vivono ancora qui quei giovani e quegli studenti di cui la famiglia di Laura si è sempre occupata”.

Questo è il commosso ricordo di Ibadete Krasniqi, che faceva parte dello staff locale di Amici dei Bambini a Pristina e aveva lavorato a stretto contatto con Laura Scotti, la giovane collega milanese che perse la vita insieme a 23 tra cooperanti, volontari e dipendenti di agenzie internazionali impegnate nell’area balcanica.

Un avvenimento che sconvolse il mondo della cooperazione internazionale, in quegli anni impegnato nella ricostruzione immediatamente dopo il conflitto e che lasciò un segno nella società civile: il moto di solidarietà che all’epoca si levò a favore delle popolazioni spinse molti giovani a scegliere la professione del volontario internazionale nonché molti cittadini ad attivarsi per portare aiuti alle famiglie al di là dell’Adriatico.

A fine primavera di 21 anni fa, terminava infatti un lungo conflitto alle porte di casa nostra le cui conseguenze si protrassero per lungo tempo. I bombardamenti della NATO, decisi  per indurre il regime di Slobodan Milošević a porre fine alle repressioni, alla pulizia etnica in Kosovo al ritiro delle truppe serbe da quel territorio, misero fine a una guerra che aveva causato la morte di migliaia di civili, lasciato le popolazioni senza più nulla, costretto migliaia di bambini a privazioni e sofferenze.

Laura contribuì a far conoscere la realtà dell’infanzia in Kosovo

E’ proprio a loro che, prima di tutto, Ai.Bi rivolse le sue attenzioni: l’organizzazione e i suoi volontari entrarono nel Paese, iniziarono a ricostruire, disseminarono le cittadine di tanti “Punti Ai.Bi”, aree protette in cui i bambini lasciavano andare le paure e ricominciavano a giocare; altrettanti centri di aggregazione giovanile davano spazio a ragazzi di ogni etnia e minoranza di incontrarsi e costruire la pace.

Laura Scotti contribuì a far conoscere la realtà dell’infanzia in quei difficili momenti accompagnando giornalisti sul campo e sensibilizzando l’opinione pubblica su storie di persone come noi, ma sconvolte dagli effetti della guerra e altrimenti ignorate.

Non dimentichiamo il fatto che Laura lasciò una professione sicura in agenzia di comunicazione per i bambini del Kosovo – aggiunge Ibadete – Come ogni anno dopo l’incidente, insegnanti e studenti della scuola a lei dedicata organizzeranno il 12 novembre celebrazioni a ricordo. Quest’anno ci saranno alcune limitazioni per la pandemia ma non mancherà un momento per rendere omaggio all’impegno di Laura”.

I 189 giorni di Laura. Da Milano al Kosovo.

La storia di Laura Scotti in Kosovo è contenuta nel libro di Francesca Mineo I 189 giorni di Laura. Da Milano al Kosovo. Una storia esemplare di volontariato internazionale” (Ancora editore)  un racconto che ancora oggi è interessante conoscere per capire come si svolge e da quali forti motivazioni è mosso il lavoro di chi decide di andare sul campo, vedendo, testimoniando, costruendo. L’autrice, ripercorrendo il percorso di Laura nel Paese – i luoghi, i progetti, le opere di solidarietà realizzate – ha potuto ricostruire il ritratto di una giovane entusiasta del proprio lavoro in cui molti altri cooperanti potranno identificarsi.

Alcuni anni fa, quando ancora lavoravamo a un progetto sostenuto dal Ministero per gli Affari esteri italiano, abbiamo voluto recarci sul luogo dell’incidente, sulle montagne – ricorda Ibadete – Così a bordo del nostro ormai famoso Land rover Defender, con cui ci spostavamo anche con Laura, io e la collega Rudina ci siamo inerpicate sul monte dove l’aereo era caduto. Siamo state accompagnate da militari ma è stata una operazione rischiosa, la pendenza era notevole. E’ stato molto emozionante vedere quel luogo: c’erano ancora i pezzi dell’aereo, i segni di quel giorno così doloroso per molti. Siamo tornate immediatamente a quel 12 novembre”.

Oggi a parlare di Laura, la ragazza dai capelli rossi, sono appunto le opere e le persone che ne conservano la memoria.

La Casa famiglia è stata rinnovata negli spazi ed è sempre gestita dalla stessa famiglia che oggi accoglie in affido 4 minori, uno di 5 anni e gli altri adolescenti o neo maggiorenni. In Kosovo non abbiamo istituti ma solo case famiglia per accompagnare all’autonomia anche gli adolescenti che compiono 18 anni e che ancora non hanno un lavoro stabile. Le politiche sociali per i minori vanno tutte in questa direzione: per questo – aggiunge Ibadete – è sempre importante lavorare anche sulla formazione delle famiglie all’affido e sulla promozione di modelli di accoglienza di successo”.

Francesca Mineo