Per i bambini del Kosovo, da 25 anni nel nome di Laura Scotti

Il 12 novembre 1999 Laura Scotti perdeva la vita in un disastro aereo verso Pristina. Ma il ricordo di quanto fatto per i bambini del “suo” Kosovo rimane ancora oggi più forte che mai

La storia di Laura Scotti, giovane collaboratrice di Amici dei Bambini (Ai.Bi.), che il 12 novembre 1999 perse la vita nel disastro aereo del volo PAM diretto a Pristina, in Kosovo, ritorna ogni anno nella memoria di chi lavora nelle sedi dell’associazione e sul campo, in Italia e nel mondo.
Milanese, insignita dell’Ambrogino d’Oro nel 2000 per il suo impegno umanitario, lasciò il suo lavoro in un’agenzia di pubbliche relazioni per unirsi a Ai.Bi. e intraprese con passione il suo ruolo nel settore Comunicazione, accompagnando giornalisti in Kosovo, pochi mesi dopo la fine dei bombardamenti della NATO. Laura, che aveva imparato a comprendere i bisogni di una popolazione segnata da conflitti e divisioni etniche, nel paese è ancora oggi ricordata come “una kosovara”. A Grabovc, vicino a Pristina, le è stata intitolata una scuola, ricostruita da Amici dei Bambini, dato che era stata rasa al suolo durante la guerra. Nel Paese, Amici dei Bambini è l’unico ente autorizzato alle adozioni internazionali che ancora vengono realizzate, seppure con numeri limitati.
Il suo intenso impegno, che durò poco più di sei mesi, le permise di lavorare a stretto contatto con i civili, in particolare con i bambini, aiutandoli a riscoprire il gioco e la spensieratezza.

Il ricordo di Laura nelle parole di un’amica e collega

Abbiamo incontrato Marie Simone, sua amica ed ex collega che, a distanza di 25 anni, prova a tracciare un ritratto di Laura: “L’avevo conosciuta nell’agenzia di pubbliche relazioni dove lavoravo. Era così brava e precisa che le avevamo affidato i clienti più importanti. All’epoca, molti di loro ci incaricavano di seguire le promozioni sulle reti televisive commerciali, e Laura seguiva questi progetti, assistendo direttamente i titolari delle aziende. Era disponibile, ma anche molto determinata: sapeva gestire con delicatezza anche le situazioni più complesse, specie quando questi clienti lavoravano con testimonial famosi. Riusciva sempre a trovare una soluzione, aveva la capacità di far volgere le situazioni nel modo migliore. Potevi fidarti di lei al 300 per cento – aggiunge – era veloce, affidabile e riusciva a gestire tutto con straordinaria capacità”.
Marie ricorda anche le collaborazioni con Laura per organizzare eventi rilevanti, come la visita di Margaret Thatcher a Milano o quella di un principe del Marocco che avrebbe incontrato referenti di aziende italiane.
L’amicizia tra le due donne crebbe negli anni anche perché abitavano nello stesso palazzo e andavano spesso in ufficio insieme.
“A luglio del 1999 mi disse che voleva un figlio”, continua Marie, “e poi aggiunse, scherzando, che ne avrebbe avuti tanti perché stava per iniziare a lavorare con Ai.Bi. Non avevo mai colto in lei la volontà di cambiare lavoro, ma ormai aveva preso la sua decisione, e questo era chiaro”.

L’impegno per i bambini del Kosovo

Così Laura iniziò a lavorare all’ufficio Comunicazione della sede di Melegnano e partì per i Balcani, impegnandosi in diverse missioni di Ai.Bi. “Parlava del suo lavoro in Kosovo come di un’esperienza positiva, senza mai rivelare le difficoltà reali della situazione – ricorda Marie – Dobbiamo ricordare, per i giovani lettori di oggi, che quelli erano anni in cui, senza gli attuali mezzi di comunicazione e social media, si aspettava con ansia l’uscita dei giornali o i telegiornali per avere notizie. Eravamo agli albori dei cellulari. Lei raccontava con entusiasmo dei bambini kosovari, descrivendoli come ‘dolci e affettuosi’, quasi stesse vivendo in una favola”.
Il 16 novembre è il giorno del compleanno di Marie e quell’anno stava pensando di organizzare una festa. Così, il 12, provò a chiamare Laura per ricordarle dell’invito, ma senza ottenere risposta.
“Quando venne annunciato al telegiornale il disastro aereo, non collegai subito i fatti, pensavo che Laura stesse tornando a Milano da Roma, come spesso accadeva di venerdì. Solo più tardi, una chiamata dalla Farnesina alla famiglia confermò la tragedia. Potete immaginare, il mio appartamento era confinante con quello della famiglia Scotti”.
Marie ricorda Laura come una donna brillante, amante delle feste e della vita. Dopo la sua morte, Marie e gli altri amici e colleghi scoprirono quanto entusiasmo Laura avesse dedicato alla missione in Kosovo, affrontando situazioni difficili con coraggio e senza farlo pesare.
“Laura era un po’ come Peter Pan, una sognatrice, con la sua vivace personalità. La famosa foto che c’è in Ai.Bi. e la ritrae insieme ai bambini in Kosovo, mostra una Laura diversa rispetto all’immagine professionale che conoscevamo in agenzia. Quello era proprio uno sguardo diverso”.