12 novembre 1999. La sua missione, i suoi sogni, il suo impegno. Un ricordo di Laura Scotti

Per Ai.Bi., Laura Scotti si occupava di comunicazione e relazioni media per i progetti di ricostruzione in  Kosovo. A 24 anni dalla sua morte nel tragico incidente aereo, ricordiamo la sua storia. Un grande esempio e un insegnamento per tutti noi

Anno dopo anno, da quel venerdì 12 novembre del 1999, molte persone che ancora oggi lavorano per Ai.Bi. e altrettante che hanno seguito strade diverse dopo tante esperienze condivise, si fermano per un istante – o forse più – e si chiedono dove fossero, cosa stessero facendo quando una notizia terribile stava correndo, quel giorno, nel mondo della cooperazione internazionale. 

Chi era Laura Scotti

In anni in cui si viveva e si lavorava ancora senza internet, senza i siti e social media che raggiungono milioni di persone e lettori nei giro di pochi secondi, nessuno voleva credere fino in fondo che quell’aereo, decollato da Roma venerdì mattina 12 novembre, fosse disperso, sparito dalle rotte, mai atterrato a Pristina, in Kosovo.

Su quel volo c’era una nostra collega, Laura Scotti, che si occupava di Comunicazione e relazioni media per i progetti di Ai.Bi. in Kosovo.

L’incidente

Per chi non c’era, per chi è troppo giovane per ricordarlo, per chi non era ancora nato, quel venerdì negli uffici di Melegnano era tutto un rincorrersi di conferme e smentite, si cercava solo di avere quella risposta che non arrivò mai: una telefonata rassicurante di Laura. A ogni squillo del telefono si voleva sentire la sua voce anche perché quel giorno di voli verso il Kosovo ve ne erano altri e forse con un po’ di cinismo, come accade in questi casi, si sperava che il volo disperso non fosse quell’Atr 42 della compagnia Sifly, noleggiato dal Programma Alimentare Mondiale (PAM).

Quel volo diretto a Pristina, la capitale del Kosovo distrutto e recentemente bombardato dalle forze NATO, si era schiantato contro le montagne poco prima dell’atterraggio, a causa del maltempo e di un altimetro malfunzionante. 

Le vittime dell’incidente

A bordo, insieme a Laura, c’erano molti cooperanti e dipendenti di agenzie internazionali tra cui Paola Biocca e altri colleghi del PAM, personale della Caritas Sardinia, Paola Sarro di Terre des Hommes e personale dell’Unmik (la missione delle Nazioni Unite in Kosovo). Tutti erano impegnati nella ricostruzione di quel piccolo Paese nello scenario frammentato dei Balcani. Persero la vita in totale 24 persone, di cui 11 nostri connazionali tutti impegnati in missione umanitaria. 

Che cosa resta oggi?

Cosa resta oggi, dopo 24 anni, come lascito di una esperienza durata per Laura poco più di sei mesi? 

Laura era una esperta di comunicazione che aveva lasciato una posizione di rilievo in una agenzia scegliendo di lavorare per una organizzazione non profit, in epoche in cui questa scelta di libertà era paragonata a una mossa di pura follia.

“Chi te lo ha fatto fare?”, si sentiva dire ripetutamente Laura.
Lei era felice così, è stata molto felice dei suoi sei mesi o poco più per Amici dei Bambini.

Il libro per conoscere la sua storia

La sua vicenda è contenuta nel libro di Francesca Mineo I 189 giorni di Laura. Da Milano al Kosovo. Una storia esemplare di volontariato internazionale (Ancora editore): un racconto che ancora oggi è interessante conoscere per capire come si svolge e da quali forti motivazioni sia mosso il lavoro di chi decide di andare sul campo, testimoniando. 

Laura  accompagnava in Kosovo giornalisti che volevano vedere da vicino cosa era accaduto della società civile, annichilita da una guerra resa ancor più violenta dalla volontà di annientare un popolo, dimenticare, cancellare. Non a caso, al di là dei Punti Ai.Bi. – luoghi all’aperto, cinti da un nastro arancione, all’interno dei quali i bambini tornavano a giocare –uno dei progetti che Laura amava di più era quello dedicato alla ricostruzione di una scuola, subito intestata a lei, a Grabovc.

Le vittime delle guerre

Gli anni passano, le guerre restano e si somigliano tutte. Colpiscono i civili, li annientano, li vogliono spazzare via per far posto alla nuova cultura dominante, quella del vincitore. Altre guerre quelle di oggi trasmesse in diretta, ma identiche, sono le sofferenze e privazioni per bambini e adolescenti che, se sopravvivono, devono superare traumi troppo grandi per loro.

Il lascito di Laura

La storia di Laura ci insegna invece che è possibile coltivare, crescere, tramandare la memoria, pubblica e storica, non un semplice ricordo, intimo e privato. 

È segno ancora vivo di progetti e storie umane che lei è stata in grado di raccontare, scrivere e far raccontare a giornalisti di quegli anni. 

I progetti di Ai.Bi. per i bambini vittime di abbandono e privazioni sono cresciuti e cresceranno; i Punti Ai.Bi. che erano sparsi in tutto il Kosovo esistono ancora in luoghi di guerra, in Ucraina, in Moldova e in Siria, per esempio, e vivono nel suo nome e nella salvezza che riescono a offrire a tutti i bambini coinvolti.