Livorno. Il malato è immaginario, ma l’abbandono è reale

moliere

Cosa accadrebbe se un ricco ipocondriaco si affidasse a medici inetti, tra cui un giovane “giuggiolone che ha appena terminato gli studi e che fa ogni cosa senza grazia e nel momento sbagliato”? Facile prevedere una serie di situazioni grottesche e divertenti. È quanto accade de “Il malato immaginario”, commedia in 3 atti di Moliére portata in scena lunedì 19 maggio al Teatro “I 4 Mori” di Livorno per una produzione targata Saxofone Srl, con il patrocinio di Amici dei Bambini. Due le repliche previste: alle ore 16 e alle ore 21.

Come da tradizione della Saxofone Srl, parte dell’incasso sarà devoluto ad Ai.Bi. che lo destinerà alle sue attività e ai suoi progetti in difesa dell’infanzia abbandonata in Italia e nel mondo.

A portare in scena lo spettacolo del commediografo e attore francese sarà la compagnia del Centro Nazionale Teatrale per la regia di Sergio Pisapia Fiore.

La commedia racconta la storia di Argante, ricco proprietario terriero sempre convinto di essere malato. In realtà la sua malattia è solo il frutto dell’ipocondria e dell’immaginazione e il suo stato fobico lo porta a circondarsi di medici di dubbia capacità.

Moliére scrisse questa commedia durante l’ultimo anno della sua vita, dandole un’impronta fortemente realistica. Il protagonista, pur presentandosi come un classico personaggio farsesco, pronuncia a tratti affermazioni lucide e ragionevoli e mostra un cinismo e una disillusione che tradiscono le amare riflessioni dello stesso autore. Approfittando delle situazioni comiche, infatti, Moliére introduce un’aspra denuncia della società francese del 600.

Come Argante, anche il commediografo pare fosse ossessionato dalla medicina: quello del medico è infatti un personaggio che torna spesso nelle sue opere, da “L’amore medico” a “Il medico per forza”.

Una curiosità: Moliére morì il 17 febbraio 1673 poche ore dopo aver recitato proprio ne “Il malato immaginario”. Quella sera indossava un abito verde: da questo episodio nasce la superstizione tipicamente francese di non indossare, in scena, vestiti di quel colore.

 

Per informazioni e prevendita:

800 190531