Mai più un bambino senza famiglia. Griffini (Ai.Bi.): urgente la riforma dell’affido

Marco Griffini, Ai.Bi.La proposta di legge è fresca di stampa. E già interroga chi aspira a guidare il Paese. Semplice nella sua idea ispiratrice: dopo la chiusura degli istituti che ospitavano minori in affidamento è fondamentale, per circa 30.000 bambini, trovare una famiglia pronta ad accoglierli e poi a restituirli quando quella originaria sia nella condizione di riprenderli.

Dunque, un affido temporaneo o, se volete, un’accoglienza temporanea familiare, come recita un apposito “manifesto” redatto  dall’Ai.Bi. ( Associazione Amici dei Bambini ) che chiede l’approvazione di una nuova legge. “ le proposte del Manifesto – spiega sicuro il Presidente Marco Griffini – nascono dall’esigenza di dare delle risposte all’attuale crisi del sistema socio-economico italiano.”

Ma prima di questa crisi, non fu approvato una legge con l’intento di risolvere il problema dell’affido?

I progressi che avrebbe dovuto portare la legge 149 del 2001 (che ha disposto la chiusura degli istituti ponendo al centro del sistema il minore, nello spirito di promuovere l’accoglienza familiare, soprattutto per i bambini con meno di 6 anni) non si sono realizzati.

I minori fuori famiglia sono 29.309 di cui 14.528 in affidamento familiare e 14.781 in presidi residenziali. Tra questi ultimi, 1626 sono addirittura al di sotto dei 6 anni, una fascia che la legge destina alle sole famiglie ! Rispetto alle rilevazioni di 10 anni fa, si registra un aumento del 25% dei minori fuori famiglia.

Con quali conseguenze?

Intanto, l’ affido familiare non è mai decollato e infatti il rapporto tra i minori inseriti in strutture e quelli accolti in famiglia è rimasto pressoché invariato.  A ciò si aggiunge naturalmente un pesante bilancio a carico delle casse pubbliche. Infatti, la cifra dei minori accolti in strutture residenziali ( stabile a circa il 50% del totale ) è troppo elevata, il che è assurdo in epoca di crisi economica se consideriamo che un minore costa in media 404 euro al mese, se affidato a una famiglia, e 2.370 euro al mese se affidato ai presidi residenziali.

Tra non molto si vota. C’è un’area politica che più delle altre pensate possa farsi carico di questa esigenza?

Crediamo che il programma dell’Agenda Monti sia quello maggiormente attento alla famiglia e al valore delle nuove generazioni per il benessere del Paese. Diversi sostenitori dell’Agenda considerano prioritario il ruolo dell’associazionismo e di tutte le componenti della società civile per il futuro dell’Italia. In questo momento di forte crisi occorre coinvolgere in maniera organizzata il terzo settore nel sistema del welfare, inaugurando un nuovo modo di partecipazione alla politica: in un certo senso saranno gli stessi soggetti del non profit a legiferare senza più limitarsi al ruolo di semplici interlocutori con in politici.

 

Un progetto a cavallo tra politica e riforma culturale…

Ecco, appunto, dobbiamo partire da una riforma culturale, prima ancora che legislativa, perché è necessaria una maggiore attenzione al bambino anziché all’adulto. Nel nostro Paese esiste una cultura ricca di miti: il mito del legame di sangue; il mito della famiglia di origine; il mito secondo cui i figli sono una proprietà. Anche se nelle norme la centralità del minore è chiaramente espressa, essa di fatto non è considerata una vera priorità, anche nella coscienza dei cittadini. Il primo passo per riformare l’affido è quello di realizzare un cambiamento profondo, per una società che riconosca al minore una propria identità svincolata da quella dell’intera famiglia in cui è nato, oltre, ovviamente, alla titolarità di propri diritti inalienabili.

In che modo funzionerebbe l’accoglienza familiare temporanea?

Vanno fissati i termini di durata massima entro i quali il progetto di affidamento deve concludersi, o con il rientro in famiglia, oppure con la verifica delle condizioni di adottabilità. L’utilizzo fruttuoso del tempo di durata del progetto e l’allargamento della rete di famiglie disponibili sarà agevolato se l’affido non rimarrà un istituto gestito esclusivamente dal pubblico ma anche da enti del privato sociale. Ci sarà poi, in ogni ente, la presenza di una figura nuova, l’”operatore familiare”, che avrà il duplice compito di supportare le famiglie, affidatarie e di origine, e di promuovere la nascita di reti locali di famiglie; intervento essenziale per creare intorno alla famiglia affidataria un clima di fiducia e di condivisione del suo atto di accoglienza. L’affido non può infatti “essere fatto da soli”.

E’ fiducioso nell’appello che presenterete al nuovo Parlamento?

Non si fa abbastanza per promuovere l’affidamento familiare, che è un fondamentale strumento di prevenzione dell’abbandono minorile. Ma sono fiducioso perché la proposta di Aibi rivoluzionerebbe il “sistema” con il pieno coinvolgimento delle associazioni familiari che rafforzeranno la rete dell’accoglienza e gestendo i servizi a costi competitivi.

(Da L’Avvenire del 4 Gennaio 2012 – Vito Salinaro)