minori marocchini senza famiglia in Italia

Marocco. “Voglio i miei diritti, non la carità”: seminario sulle procedure della Kafala organizzato da Ai.Bi. e Collettivo Kafala Marocco. La situazione in Italia

Oltre 130 i partecipanti all’evento, parte di un progetto dell’Unione Europea dal titolo ‘Je veux mes droits, pas la charité’

Un’occasione importante per fare il punto sullo stato dell’arte e lavorare insieme per rafforzare l’efficacia della Kafala

kafala per minori marocchini senza famiglia in ItaliaC’è ancora da lavorare, ma il futuro dei bambini marocchini senza famiglia è senza dubbio legato alla Kafala, l’istituto giuridico di diritto musulmano che tutela e protegge i minori abbandonati o in difficoltà, così come per la tutela temporanea tra parenti.

L’occasione per tornare a ribadire l’urgenza di normare il riconoscimento della Kafala è stato un grande convegno promosso da Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini Maroc e organizzato presso l’Academie du Royaume du Maroc a Rabat dal Collettivo Kafala Maroc, con il sostegno di UNICEF e del Ministero della Solidarietà, della Donna, della Famiglia e dello Sviluppo Sociale marocchino. Oltre 130 i partecipanti, tra istituzioni, giudici, magistrati, studenti, ricercatori, istituzioni indipendenti. L’evento si è svolto nell’ambito del progetto in partnership con l’Unione Europea dal titolo ‘Je veux mes droits, pas la charité’ (Voglio i miei diritti, non la carità).

Proprio il dicastero marocchino, nel 2013, ha lanciato una Politica Pubblica Integrata di Protezione dell’Infanzia in Marocco (PPIPEM), che nelle intenzioni tiene conto di sfide nazionali dettate dalla recente Costituzione del 2011, capitalizzando le buone prassi della prima fase del Piano d’Azione Nazionale dell’Infanzia, denominato ‘Un Marocco degno dei suoi bambini’ 2006-2015. In effetti, in base a uno studio condotto nel 2010 dalla Ligue Marocaine pour la Protection de l’Enfance e da UNICEF, denominato ‘Bambini senza protezione familiare alla nascita in Marocco’, la percentuale di minori che sono stati recuperati o reintegrati nella loro famiglia naturale risulta essere appena l’8%. Un dato che è peraltro rimasto invariato nel decennio tra il 1998 e il 2008.

Da parte sua l’Italia, attraverso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Autorità Centrale italiana competente in base all’art. 33 della Convenzione dell’Aja del 1996, ‘sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori’, ha il potere di approvare o meno le misure di ‘Kafala’ disposte all’estero per minori di cui è prevista la residenza in Italia, senza che tuttavia tale approvazione sia sorretta da requisiti e procedimenti predefiniti. Un tema d’attualità, se i più recenti dati ISTAT indicano che il Marocco è in testa alla classifica dei Paesi di provenienza dei minori in Italia, con 510.450 persone regolarmente residenti.

In attesa che si ‘sblocchi’ la situazione italiana, è utile considerare almeno alcune altre situazioni europee e internazionali rispetto alla Kafala: con la Francia e il Belgio, ad esempio, è possibile fare Kafale solo con marocchini residenti nei rispettivi Paesi e musulmani dalla nascita; l’istituto islamico è ammesso anche nel caso di cittadini americani, purché siano musulmani dalla nascita (o per lo meno lo sia uno dei coniugi).

Verso la fine del seminario di Rabat si sono alternate tre testimonianze, da parte di due madri ‘kafil’ e di una bambina ‘makfoul’, che hanno dato conferma del cammino che ancora si deve fare verso una piena realizzazione della Kafala. Le grida di aiuto di migliaia di minori marocchini senza famiglia che vivono ai margini delle nostre società chiedono alle istituzioni competenti di fare al più presto tutti i passi necessari per un’approvazione normativa in tal senso