Maternità surrogata. Corte di Strasburgo: “Il bambino nato da utero in affitto non è figlio dei suoi ‘committenti’”

i-diritti-umani-e-l-italia-orig_mainUna coppia non può riconoscere un bambino come proprio figlio se il piccolo è stato generato grazie all’utero in affitto, quindi senza alcun legame biologico con i due aspiranti genitori. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani (Cedu) di Strasburgo che, con una sentenza di martedì 24 gennaio, ha di fatto detto “no” alla possibilità che chi ricorre alla maternità surrogata possa dirsi genitore del bambino nato con quella tecnica. Una decisione accolta con soddisfazione dai movimenti del Family Day che rappresentano la società civile.

La Cedu era chiamata a pronunciarsi sul caso di una coppia della provincia di Campobasso che nel 2010 vola in Russia per avere un bebè attraverso la maternità surrogata. Il piccolo, nato nel 2011, biologicamente non è figlio di nessuno dei membri della coppia, che pure, tornata in Italia, lo fa risultare come proprio figlio. Ma si scontra con l’ufficiale di stato civile che nega la trascrizione dell’atto di nascita. Per la legge italiana, infatti, non si può diventare genitori tramite una pratica da noi vietata, quale l’utero in affitto. Anzi, a carico della coppia si apre anche un procedimento penale per aver dichiarato il falso all’ufficiale di stato civile, per uso di documenti falsificati e per violazione della legge sulle adozioni internazionali.

Compiuti 8 mesi, nel frattempo, il bambino viene tolto alla coppia, dichiarato in stato di abbandono e dato in adozione. Ma non ai coniugi molisani che pure ne avevano fatto richiesta.
Ne nasce un contenzioso che, nel gennaio 2015, porta la Cedu a ravvisare, a carico dello Stato italiano, una violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. In quell’occasione, i giudici si pronunciano contro la decisione delle autorità italiane di togliere il bambino alle cure della coppia.

Poi, il 24 gennaio 2017, il ribaltamento della sentenza di primo grado. La Grande Camera della Cedu, alla quale il governo italiano era ricorso in appello, afferma che, se per vita famigliare deve intendersi quella instauratasi tra la coppia e il minore, questa è inesistente. “Vista l’assenza di qualsiasi legame biologico tra il bambino e le ricorrenti – si legge nella sentenza – la breve durata del loro rapporto con il bambino e l’incertezza dei legami tra di loro dal punto di vista legale, la Corte ha dichiarato che una vita famigliare non esisteva tra le ricorrenti e il bambino”. Con questa pronuncia, i giudici hanno anche ricordato  che concedere in adozione il minore ai due coniugi “sarebbe stato equivalente a legalizzare la situazione creata da loro in violazione di rilevanti norme della legge italiana”.

“Una decisione storica” per le associazioni della galassia del Family Day. “La sentenza della Corte europea ha ribadito che i bambini non possono essere comprati – commenta Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”e che uno Stato ha tutto il diritto di vietare e perseguire la barbara pratica dell’utero in affitto. Questi pronunciamenti spingono ogni Stato a fare la sua parte nella lotta contro il mercimonio dei bambini e dell’utero e a impegnarsi affinché questa pratica sia messa al bando da tutta la comunità internazionale”. Sulla stessa linea anche il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari che con Vincenzo Bossi, rappresentante del Forum presso la Federazione europea delle associazioni familiari, afferma: “Con questa sentenza vengono meno i presupposti politici e giuridici per introdurre anche surrettiziamente nell’ordinamento italiano l’utero in affitto, una pratica da combattere a tutti i livelli fino alla messa al bando a livello internazionale. Si può essere genitori in forza di un legame biologico o all’esito di un cammino legale che porta il bambino a essere adottato – spiega Bossi -. Altre strade, come la maternità surrogata, possono essere legittimamente vietate”.

 

Fonti: Avvenire, La Nuova Bq, Difendiamo i nostri figli, Forum Nazionale Associazioni Familiari