Mediterraneo, la “Via Crucis” dei bambini

Da dieci anni, ogni giorno un minore perde la vita in mare. In dieci anni più di 20.000 migranti morti. Le promesse di un “mai più” non sono state mantenute

Ogni giorno, da dieci anni, il Mediterraneo ingoia un bambino. È la media spietata che emerge dai dati diffusi da UNICEF: oltre 20.800 migranti morti lungo la rotta centrale del Mediterraneo nell’ultimo decennio, di cui almeno 3.500 erano minori. Ma sono numeri per difetto. Molti naufragi non vengono registrati, spesso non ci sono superstiti, e l’età delle vittime è difficile da verificare.

La promessa: “Mai più”

Una delle stragi peggiori, di questa terribile sequenza che pare non avere mai fine, avvenne dieci anni fa, nel 2015, nel mare di Tripoli, dove una barca sovraffollata affondò portando con sé 1.022 vite. Solo 28 persone sopravvissero. Dopo quella strage, si giurò: “Mai più”. Ma si può dire senza timore di smentita che tale promessa è rimasta lettera morta.
Bambini e adolescenti continuano a morire ogni giorno nel tentativo di raggiungere l’Europa, senza poter sperare in altre strade “legali” per scappare da Paesi spesso in guerra e, soprattutto, contiunando ad alimentare il mercato dei trafficanti che lucrano, letteralmente, sulla vita della gente.
I minori rappresentano quasi il 17% di chi tenta la traversata. Di questi, il 70% viaggia da solo, senza un genitore né un tutore legale. Molti fuggono da guerre, violenza, povertà estrema. Durante il viaggio sono esposti a violenze, abusi, sfruttamento. Alcuni arrivano a Lampedusa con ustioni da carburante, stipati per ore in stive buie e senz’aria.
Di tanti si perdono le tracce, anche una volta sbarcati. Qualcuno viene intercettato dai sistemi di accoglienza e dalle comunità educative, come quelle che anche Ai.Bi. Amici dei Bambini ha aperto e dove qualcuna di queste vite, sempre troppo poche, può trovare una nuova strada per sperare nuovamente in un futuro differente.
Mentre il presente del Mediterraneo, purtroppo, continua a essere sempre troppo uguale al suo passato di morte.