Minori stranieri non accompagnati, nel 2016 triplicati rispetto al 2015: dagli adolescenti alla ricerca di un futuro ai neonati che perdono i genitori in mare

soccorsi ai migrantiRaccontano di aggressioni fisiche, di costrizioni psicologiche, di violenze ricevute anche solo per aver chiesto qualcosa in più da mangiare. Altri dicono di aver visto morire gli amici e di essere stati rinchiusi per mesi nelle prigioni libiche gestite dai trafficanti. Più aumenta il numero di minori stranieri non accompagnati che sbarcano sulle coste italiane, più si moltiplicano storie di questo genere. Racconti dell’orrore che però non smuovono l’indifferenza di chi potrebbe fare qualcosa per aiutare questi giovanissimi migranti soli a trovare un’accoglienza davvero a misura di minore.

L’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti fondamentali ha stimato che un migrante su 4 tra quelli approdati in Europa nel 2015 è un bambino e che 10mila di quelli giunti senza adulti di riferimento sarebbero scappati dai centri di accoglienza in cui erano stati collocati. E nel 2016 la percentuale di minori sul totale degli arrivi starebbe aumentando.

In Italia, dal primo gennaio al 30 maggio sono sbarcati 47.740 migranti, circa 2mila in più rispetto allo stesso periodo del 2014 quando furono “solo” 45.876. I minori arrivati nei primi 5 mesi dell’anno in corso sono 7.700, di cui la stragrande maggioranza (6.800) è costituita da non accompagnati: una cifra 3 volte superiore se confrontata con quella del 2015.

Un’emergenza nell’emergenza quindi. Per la maggior parte si tratta di ragazzini tra i 14 e i 17 anni, che hanno intrapreso il viaggio da soli  e si sono trovati in un girone infernale fatto di trafficanti di esseri umani, violenze, omicidi, stupri e sofferenze. Ma non mancano bambini di 10-12 anni, partiti dai loro Paesi – in genere nell’Africa subsahariana – già consapevoli di non avere alcun futuro nella propria terra. Per arrivare ai più piccoli, a volte neonati, che hanno perso i genitori nel corso della traversata. Ne danno conto le cronache di fine maggio: Favour di 9 mesi e un bambino sudanese di 5 anni, entrambi sbarcati a Lampedusa, a cui si è aggiunta la piccola di 4 anni arrivata a Pozzallo dopo aver affrontato tutto il viaggio da sola, perché la sua mamma era morta prima di imbarcarsi, mentre il suo papà le aspettava in Svizzera.

Questi sono una parte di quelli che arrivano vivi. Perché tanti, troppi altri, colano a picco con le loro speranze di un futuro migliore. Sono probabilmente 1000 – e non 700 come stimato inizialmente – le vittime dei naufragi dell’ultima settimana. “L’anno scorso, nello stesso periodo, i morti erano 1.800, quest’anno siamo già a 2.550, dice il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni Flavio Di Giacomo, che ricorda come negli ultimi 7 giorni siano sbarcate 13mila persone.

Dietro a questi numeri c’è sempre la storia di un essere umano: soprattutto quelle di bambini che hanno perso i genitori lungo la traversata e sono costretti a un futuro solitario. Storie che è difficile ricostruire tra salvataggi, dispersi e cadaveri trovati vicini alle barche semiaffondate. Ma ancora una volta le priorità politiche sembrano essere altre e a farne le spese sono le centinaia di bambini che scappano dalla guerra o dalla fame. Ancora non è giunto il momento, per esempio, per dare il via libera al progetto di legge che permetterebbe l’affido familiare dei minori stranieri non accompagnati. Una proposta presentata alla Camera dalla vicepresidente del Pd Sandra Zampa e da altri 19 deputati a inizio ottobre del 2013 e da allora chiuso in qualche cassetto della commissione Giustizia. Il ddl chiede di fatto di mettere i Comuni nelle condizioni di sostenere economicamente le famiglie disposte ad aprirsi all’affido dei piccoli migranti soli. Di famiglie che non aspettano altro che questa possibilità diventi realtà ce ne sono già migliaia: a cominciare dalle oltre 3mila che hanno risposto all’appello lanciato da Amici dei Bambini nell’ambito del progetto Bambini in Alto Mare.

 

Fonti: La Stampa, Avvenire, Radio Popolare, Redattore Sociale