“Mio figlio è in comunità perché avevamo paura di lui, ma è comunque mio figlio”

 

Buongiorno,

mi chiamo Franco e ho letto sul vostro sito la notizia pubblicata sulla commovente storia di Albert.

Un bambino adottivo è un mondo a sé, ricco di tante sfaccettature. Ha un suo vissuto che non può e non deve essere ignorato e dimenticato. Con l’aiuto di tutti, servizi, Tribunali, famiglie adottive e in attesa, bisogna ascoltare e capire questi bambini per ciò che sono.

A volte sono complessi, difficili, a me è capitato. Con fatica, abbiamo chiesto aiuto.

Mio figlio è adesso in comunità perché avevamo paura di lui, ma è comunque nostro figlio, amato …e l’amore e la speranza curano, con il tempo.

Se fosse arrivato attraverso le vacanze pre-adottive non sarebbe stato diverso.

I bambini “difficili” ci sono a prescindere dalle modalità adottive. Per me ben vengano le vacanze “affettive”, se si riesce a togliere i minori dagli istituti. Magari non sarà quella la loro famiglia, ma magari incontreranno i propri genitori in spiaggia, a una cena di amici, chi può dirlo?

Voi, al loro posto, bambini ormai “grandi”, che cosa vorreste? Quale desiderio profondo anima il loro cuore?

Una speranza, sotterrata, coperta, negata, ce l’hanno dentro: “Forse qualcuno mi può amare”. “Forse non sono da buttare”. Chi vuole negargliela? Io no. Soprattutto al mio “mostro”, che tornerei a prendere anche a piedi, nonostante le migliaia di chilometri che ci separano da dove è nato.

 

 

Marco-Griffini1Caro Franco,

ho letto con profonda commozione le sue parole. A lei e a tutti coloro che stanno vivendo un grande e grave momento di sofferenza, va tutto il mio affetto. Lei riesce a comprendere, fino in fondo, il dolore di chi ha subito l’abbandono, perché anche lei, Franco, sta vivendo una forma di abbandono. Ha nel cuore quella tremenda ferita che ha portato suo figlio a “rifugiarsi” in una comunità.

Ed è proprio attraverso la sua sofferenza, che può comprendere ed entrare nella mente di chi sta vivendo questa triste condizione. Le sue domande sgorgano direttamente dal cuore, un cuore lacerato, di bambino / papà abbandonato.

 

Marco Griffini