Nel meraviglioso mondo del Sostegno senza Distanza

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Una finestra sul Sostegno senza Distanza. Con volti, storie, interviste, testimonianze di coloro che lavorano ogni giorno dietro le quinte per consentire al dono di ogni sostenitore di arrivare a destinazione.

Nella diretta Tv si sono alternati ai microfoni operatori Ssd dalle sedi estere, responsabili delle sedi regionali, e tante persone che lavorano ogni giorno nella sede nazionale di Mezzano. Primo fra tutti, il presidente di Ai.Bi. Marco Griffini.

Griffini ha portato per mano il pubblico nel mondo del Sostegno senza Distanza. Che come lui ha ricordato, è «la possibilità che si dà a molti bambini di avere speranza, perché anche se a loro toccasse di non poter mai essere figlio nella  vita, sperimentino che comunque un piccolo pezzetto di amore è riservato anche a loro». Mentre parla, Griffini chiude gli occhi per rivedere davanti a sé i volti, le voci, gli sguardi dei tanti bambini abbandonati incontrati in trent’anni di attività, e alla fine chiosa: «Il sostegno senza distanza è diventare testimoni dell’amore di chi noi stiamo sostenendo».

Ma che cos’è il Sostegno Senza Distanza? Prende tante forme, a seconda delle necessità e dei contesti dei Paesi nei quali siamo presenti. Nelle situazioni di emergenza, il Sostegno fa acquistare coperte o vetri alle finestre per un centro di accoglienza in Bolivia, che sorge a 4mila metri di altitudine, e dove i bambini tremavano di freddo la notte. Talvolta il Sostegno prende la forma di una cucina confortevole e un bagno senza barriere architettoniche, come avvenuto nella Casa Famiglia “Laura Scotti” in Kosovo, semidistrutta dalla guerra del ‘99; oppure garantisce un corso di nuoto a un bambino paraplegico peruviano piuttosto che progetti di vita personalizzati per tanti adolescenti colombiani, per i quali le speranze dell’adozione si riducono al lumicino ogni mese che passa; oppure paga terapie specialistiche per bambini fino a sei anni d’età affetti da paralisi celebrale in Cina; e in tutte le sedi in cui Ai.Bi. è presente, regala ai bambini abbandonati, la possibilità di tornare a vivere con i propri genitori, laddove possibile, grazie a un sostegno che si allarga a tutta la famiglia.

Queste le modalità di intervento del Ssd, che abbiamo provato a raccontare, mettendoci la faccia, per permettere a chi ne avesse voglia di avvicinarsi a quella che resta una delle forme più alte di solidarietà.

La diretta è stata un’ esperienza pilota che aveva l’ambizione di aprire le porte della nostra associazione a tutti i cybernauti. Ed è stata anche una sfida tecnologica. A fine giornata, c’è aria di festa nella sede nazionale, perché una volta di più, abbiamo disegnato innanzitutto per noi stessi, l’orizzonte di senso del nostro operato. Tira un sospiro di sollievo, Stefano Carboni, responsabile web di Ai.Bi.: «Non era affatto scontato che tutto funzionasse. In fatto di connettività l’Italia non è a livello di altri Paesi europei e gestire un flusso audio-video non è semplice». Poi aggiunge:«E’ stato importante questo appuntamento, perché la rete va sfruttata, è uno strumento potentissimo che abbatte tante barriere». E la speranza è che su tutte, la rete abbia spazzato via le barriere della diffidenza e dell’indifferenza.