Nella sala si udì un grido. “Adottare è bello!” E a tutti venne la pelle d’oca

adozione200Un convegno sul tema dell’adozione, una serie di avvertimenti capaci di gettare nell’angoscia decine di famiglie, poi una voce fuori dal coro, che ha ridato speranza a tutti.

Siamo ad Agropoli, marzo 2014. Nel corso di un seminario organizzato per parlare di adozioni si susseguono interventi tecnici di psicologi e assistenti sociali, testimonianze di famiglie adottive e domande da parte di coppie che desiderano avviare questo complesso e affascinante percorso.

A dominare, all’inizio, sono i luoghi comuni. Si parla dei fallimenti adottivi: un fenomeno (che in realtà riguarda non più dell’1% di tutte le adozioni) dovuto, secondo gli psicologi e gli assistenti sociali intervenuti al convegno, al fatto che le famiglie farebbero fatica a “elaborare il lutto” della sterilità e non comprenderebbero a fondo i sentimenti che dovrebbero spingere a questa forma di accoglienza.

Davanti ai volti sempre più preoccupati delle coppie che intendevano avvicinarsi all’adozione, arriva però la testimonianza capace di restituire speranza e voglia di dedicare la propria vita a salvare un bambino abbandonato. È la voce dei coniugi Maria ed Enrico Gallozzi di Salerno, che con Amici dei Bambini hanno adottato già due volte. La prima nel 1999: un bambino brasiliano di 5 anni. La seconda un anno fa: una femminuccia cinese di 3 anni. “Adottare è bello!”, le prime parole di Maria ed Enrico, che nel corso del loro intervento hanno avuto modo di raccontare quanto emozionante e formativa sia stata per loro l’esperienza dell’adozione. “Fin dal primo incontro con i nostri futuri figli – ricordano – e poi lungo tutto il percorso di vita, l’adozione aiuta a crescere non solo i bambini, ma forse soprattutto noi genitori e tutte le persone con cui entriamo in contatto. Da quando abbiamo accolto i nostri figli, ci sentiamo persone migliori”.

Parola di chi, dopo la prima adozione, ha deciso di non fermarsi. Oggi Maria ed Enrico hanno 5 figli, 3 biologici e 2 adottivi. E ricordano con orgoglio: “Alla fine del nostro intervento, ci fu un’ovazione da parte delle coppie presenti al convegno. E la psicologa che aveva parlato dei fallimenti adottivi quasi si scusò”.