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Africa. Unicef: “Entro il 2030 under-18 oltre 750 milioni”. Quanti quelli abbandonati e a rischio emarginazione? Urge un ‘Piano Africa’ che metta la famiglia al centro

Entro il 2050 in Africa abiteranno circa 2 miliardi e mezzo di persone, con oltre un miliardo di bambini e ragazzi e un bimbo ogni 13 avrĂ  nazionalitĂ  nigeriana: è quanto emerge dall’ultimo rapporto UNICEF Generation 2030 Africa 2.0: Prioritizing investment in children to reap the demographic dividend, su demografia e infanzia in Africa e le implicazioni per il continente e il mondo.

GiĂ  entro il 2030, si evince dal report, il continente africano crescerĂ  di 170 milioni di bambini, che toccheranno quota 750 milioni. Questo se si pensa che giĂ  oggi i bambini sono la maggioranza della popolazione in un terzo dei 55 Paesi membri dell’Unione Africana.

LE AZIONI URGENTI SECONDO UNICEF

L’ente dell’ONU, sulla base di questi risultati, prevede che di conseguenza bisognerĂ  provvedere ad aumentare di oltre 11 milioni di persone il totale degli operatori formati in ambito sanitario e scolastico, nello specifico: 5,6 milioni di nuovi operatori sanitari e 5,8 milioni di nuovi insegnanti entro il 2030, ritenuti lo “standard minimo” riconosciuto a livello internazionale. Oltre ad assistenza sanitaria e istruzione, il terzo ambito ritenuto strategico sul quale investire è – secondo UNICEF – necessario e urgente, è quello della protezione e l’empowerment di donne e ragazze. Così Leila Pakkala, Direttore Regionale UNICEF per l’Africa orientale e meridionale: “Siamo in un momento cruciale per i bambini dell’Africa. Facendo la cosa giusta getteremo le basi per un dividendo demografico che potrebbe far uscire centinaia di milioni di persone dalla povertĂ  estrema”. Investire su bambini e ragazzi africani, dunque, anche in prospettiva lavorativa, con scelte politiche che potrebbero far aumentare il reddito pro capite fino a 4 volte entro il 2050.

IL GRANDE ESCLUSO: L’ABBANDONO FAMILIARE

Se le analisi di dettaglio risultano tutte corrette e assolutamente condivisibili, purtroppo, ancora una volta, non si può non registrare che esse non abbiano tenuto conto del fattore piĂą importante e causa di tutte le altre privazioni per un minore: l’abbandono familiare.

Proprio l’UNICEF, lo scorso anno, aveva fornito dati allarmanti: 140 milioni di minori orfani nel mondo solo a causa dell’AIDS, a cui si affiancano 8 milioni di minori abbandonati in Repubblica Democratica del Congo, due milioni e mezzo in Kenya e 100mila ospiti di istituti in Marocco. Cifre che restano comunque frammentarie, perchè il fenomeno non viene tenuto in adeguata considerazione, nè di conseguenza esplorato nella sua interezza dai principali attori governativi che si occupano di infanzia in Africa, compresa l’UNICEF.

LA PROPOSTA DI AIBI

Da parte sua, AiBi ha elaborato un piano specifico, ribattezzato #Africainfamiglia, che punta ad agire sia nel continente africano – ottimizzando risorse e creando sinergie tra partner con competenze complementari nei luoghi della fragilitĂ  sociale – che a casa nostra, in una logica che superi l’emergenza per puntare alla messa a sistema di percorsi di accoglienza e integrazione ‘diffusa’.

Interventi – in un’ottica di vera cooperazione internazionale – finalizzati a far uscire i minori dagli orfanotrofi e dagli istituti di collocamento residenziale, ove necessario affiancando le istituzioni pubbliche africane per sviluppare riforme del sistema di protezione sociale che mettano al centro l’#adozioneinternazionale, quella nazionale, l’#affido familiare e, piĂą in particolare, un modello di accoglienza ‘diffusa’ con formazione di tutori adeguatamente formati che affianchino il minore nel suo progetto migratorio.

Risposte, peraltro, recentemente rilanciate in modo chiaro nel nostro Paese, con il recente avvio della formazione dei primi ‘tutori volontari’ (frutto della legge Zampa per la quale AiBi si è molto battuta) e alcune dichiarazioni di esponenti del Governo nazionale, che hanno sottolineato l’esigenza di passare dall’accoglienza di massa a quella ‘diffusa’ come unica risposta efficace per evitare emarginazione, radicalizzazione ed esclusione sociale dei minori che arrivano in Italia.