Prima giornata nazionale Care leavers. Abbandonati, mai adottati e sono milioni: che cosa possiamo fare per loro?

Come vive un ragazzo o una ragazza che pur abbandonata non è stata mai adottata? Soggezione, paura, solitudine e sfiducia in se stessi. Non sono solo parole cupe ma veri e propri “blocchi” mentali che si fanno “materia” nell’animo. Sono i sentimenti che provano i giovani resi vulnerabili da un’infanzia vissuta negli istituti, lontani dall’amore esclusivo dei genitori. E che vivono un doppio dramma: l’abbandono e il fatto di non essere stati adottati e quindi la possibilità negata di tornare ad essere figli.

I ragazzi usciti dai centri di accoglienza, nell’affacciarsi alla vita “vera”, quella al di fuori degli istituti, si ritrovano a dover valicare questi “muri” che la loro stessa emotività spesso crea.

Secondo ricerche portate avanti anche da Ai.Bi., i care leavers e i giovani che lasciano i centri di accoglienza mostrano incapacità a prendere decisioni in modo autonomo; sfiducia nella propria personalità, poco affermata durante gli anni vissuti in comunità e insoddisfazione nella realizzazione personale. Quest’ultima è causata proprio dalle ristrettezze economico-finanziarie che non permettono ai giovani de-istituzionalizzati di continuare gli studi o di formarsi al lavoro.

Per questo Ai.Bi si è sempre adoperata per questi ragazzi studiando ad hoc nei vari Paesi in cui è presente, come in Kenya e Marocco, corsi di formazione in modo da rendere i care leavers competitivi sul mercato del lavoro; impartendo competenze di vita, di autostima e di etica lavorativa e stabilendo programmi di supporto scolastico come borse di studio che aiutano i giovani a proseguire i loro studi e a realizzare se stessi.

Iniziative, dunque, che mirano a trasformare quei “muri” in un “wonderwall”, cioè in un “muro di meraviglia e di speranza”.

Progetti e iniziative che in Paesi “delicati” come il Kenya includere un giovane svantaggiato significa spesso togliere possibile manovalanza al crimine, attività illegali ed estremismi politici e religiosi causati dalla marginalizzazione sociale.

In questo modo Ai.Bi Kenya in tre anni di attività nel Paese africano, ha cambiato la vita a oltre 500 tra bambini e care leavers.

Attività da “fiore all’occhiello” che è stata presa ad esempio da istituzioni locali e internazionali nel corso della conferenza finale del progetto “Trasformando la vita dei bambini istituzionalizzati e care leavers nelle contee di Nairobi e Kajiado” finanziato dal Ministero degli Affari Esteri della Cooperazione internazionale e iniziato a Aprile del 2014.

Stesso entusiasmo in Adozione a Distanza Marocco dove i ragazzi con i corsi di Ai.Bi. hanno imparato le regole del mercato del lavoro, la ricerca d’impiego, come si scrive un curriculum vitae e la lettera motivazionale, come contattare le imprese e soprattutto come prepararsi a un colloquio di lavoro.

E allora c’è bisogno che qualcuno li prenda per mano e li accompagni nel delicato passaggio dal mondo degli adolescenti a quello del lavoro, insegnandogli anche come scrivere un cv e verso quali professioni volgere lo sguardo. A indicare i giusti passi da fare. E domani  nel Care Leavers Day, Giornata nazionale dei care leavers, Ai.Bi. non può che rinnovare il proprio impegno al loro fianco.

Se anche tu vuoi essere della squadra, visita i progetti attivi in Kenya e Adozione a Distanza Marocco Con te sarà più semplice aiutare un maggior numero di adolescenti e farli sentire amati.