Primo caso di covid 19 registrato nel nord ovest della Siria

Registrato nei giorni scorsi il primo caso di coronavirus. Scatta l’allarme fra le tende dei campi profughi. Ora più che mai #nonlasciamolisoli

Un primo caso di Covid 19 è stato registrato nei giorni scorsi nel nord ovest della Siria, nel territorio controllato dai ribelli antigovernativi.

Ad essere stato contagiato sembra essere un medico trentenne di origine siriana in servizio presso l’ospedale di Bab al Hawa di Idlib vicino al confine turco.

Da quanto riportato dall’autorità sanitaria locale giovedì sera, l’uomo dopo aver manifestato i primi sintomi ha chiesto di essere sottoposto al test.

Data la professione di operatore sanitario è probabile che il suo non sia quasi certamente l’unico caso.

Il medico e coloro che sono entrati in contatto con lui sono stati testati, si sono messi in auto isolamento e l’ospedale di Bab al Hawa è stato temporaneamente chiuso.

In Siria fino ad oggi, il governo di Damasco ha dichiarato 372 contagi e 14 decessi causati dal covid, nelle aree sottoposte al suo controllo, mentre le Nazioni Unite hanno parlato di 6 contagi e 1 decesso nelle aree controllate dai curdi nel nord-est, ma data la scarsità di test effettuati, riporta l’agenzia di stampa Nova, si teme che la pandemia sia molto più diffusa in tutto il Paese.

In una provincia in cui 1,1 milioni di persone vivono in tende e alloggi di fortuna e il sistema sanitario è stato decimato da anni di guerra e bombardamenti, lo scoppio della pandemia è un duro colpo per milioni di civili che vivono in un contesto di forte vulnerabilità e violenza. Famiglie che lottano per sopravvivere, molte senza acqua pulita o cibo nutriente ospiti in campi e rifugi sovraffollati, si trovano totalmente indifese di fronte a questa malattia altamente infettiva.

Sono solo 153 i ventilatori utilizzabili e sono 148 i posti letto disponibili, in un’unica terapia intensiva, a fronte di una popolazione di milioni di persone.

La zona ospita inoltre oltre 2 milioni di sfollati.

Guerra, emergenza sanitaria e una forte ondata di caldo sulla provincia di Idlib dove Ai.Bi. è in prima linea con la campagna #ContinuiamodaiBambini

Come non bastasse, una tremenda ondata di calore si è abbattuta questa settimana sulla provincia di Idlib e su tutto il nordovest siriano, territorio dove Ai.Bi. da sei anni opera a supporto dei più vulnerabili

L’estate è ancora lunga e le temperature nei prossimi giorni si attestano attorno ai 40 gradi. Il calore sommato alle precarie condizioni igieniche e di conservazione del cibo renderanno la situazione insostenibile per i più fragili all’interno della comunità come bambine, bambini, donne incinte e anziani.

I campi informali che ospitano milioni di persone non hanno alcuna fonte di acqua potabile fissa e sicura che possa rispondere alle esigenze minime in un momento critico come questo. Per questo motivo Ai.Bi in collaborazione con il suo partner locale Kids Paradise, durante il mese di giugno ha fatto arrivare 210 autocisterne contenenti 4700 litri di acqua potabile ciascuna nelle tendopoli adiacenti alla zona rurale di Idlib, ma è necessario che a fronte alla pandemia di COVID-19 il Consiglio di Sicurezza del ONU consenta di fornire aiuti transfrontalieri salvavita.

AiBi in questa pandemia non si è mai fermata portando aiuti alla popolazione colpita. Rimani anche tu al loro fianco con la Campagna #ContinuiamodaiBambini. Aderisci anche tu. Fai la tua donazione!