IV Piano nazionale infanzia. Adozione internazionale: accompagnamento delle famiglie prima, durante e dopo l’ingresso del minore. Tavolo permanente CAI, Regioni , Enti Autorizzati e Associazioni Familiari

la notte delle adozioniAttivazione di un tavolo permanente sull’adozione, accompagnamento delle coppie adottive, promozione del diritto allo studio per i minori adottati, regolamentazione dei costi dell’adozione internazionale, distinzione tra case famiglia e comunità educative, affido dei minori fino ai 6 anni, accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Sono questi alcuni dei punti cardine per quanto riguarda la tutela e le misure di accoglienza dei minori previsti dal IV Piano Nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva. Il documento, meglio noto come “piano infanzia”, è stato reso noto sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e attende ora di essere pubblicato anche sulla Gazzetta Ufficiale. Approvato dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza il 28 luglio 2015, il Piano ha ottenuto il via libera del Consiglio dei Ministri il 10 agosto 2016 ed è stato adottato il successivo 31 agosto.

 

Attivazione del tavolo permanente sull’adozione nazionale e internazionale

Per quanto riguarda il tema adozioni, il Piano prevede l’attivazione di un tavolo permanente sull’adozione nazionale e internazionale. Esigenza certamente avvertita alla luce dell’esperienza negativa di questi ultimi 3 anni di assoluta mancanza di confronto tra i vari attori del sistema. Al tavolo permanente previsto dal Piano saranno quindi chiamati a partecipare la Commissione Adozioni Internazionali, i ministeri rappresentati nella stessa Cai, i Tribunali per i Minorenni, gli Enti Autorizzati, le organizzazioni del Terzo Settore, le associazioni famigliari, la Conferenza Stato Regioni e gli ordini professionali interessati. Scopo del tavolo è quello di promuovere un confronto “sullo stato di attuazione, sulla valutazione e su eventuali necessità di aggiornamento della L. 184/83 e s.m.i.”

 

Accompagnamento alle coppie adottive prima, durante e dopo l’adozione, valorizzando l’associazionismo famigliare

Sempre a proposito di adozioni, un altro punto fondamentale contenuto nel Piano è quello relativo a una vera e propria svolta culturale in materia di formazione delle aspiranti coppie adottive. L’attenzione non è più posta esclusivamente sulla face precedente all’adozione, ma anche su quella successiva. Si viene a configurare dunque una nuova modalità di accompagnamento delle coppie adottive, prima, durante e dopo l’adozione, valorizzando l’associazionismo famigliare.

Il documento, infatti, prevede in primo luogo “il rafforzamento dell’accessibilità alla formazione (e del sostegno da parte dei servizi socio-assistenziali e sanitari previsti dalla normativa vigente) per le coppie/famiglie adottive prima durante e dopo l’adozione, con particolare attenzione all’adozione di minorenni con disabilità o ultradodicenni, e all’accompagnamento durante la fase adolescenziale, prevedendone l’inclusione come uno dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (o sociosanitarie integrate)”.

Ma non solo. Il Piano introduce anche la “promozione delle esperienze di auto-mutuo-aiuto tra famiglie adottive che favoriscano la creazione di una rete di confronto tra pari, valorizzando l’associazionismo di tipo familiare come generatore di innovazione e buone prassi di reciprocità tra pari”.

Per un efficace accompagnamento delle coppie adottive, il Piano auspica l’istituzione di un sistema integrato tra soggetti pubblici e privati che operi “attraverso l’adozione dei Poc (protocolli operativi regionali, predisposti con la partecipazione di rappresentanti dell’Autorità giudiziaria minorile, servizi socio-sanitari, Enti Autorizzati, scuola e associazioni familiari), ponendo attenzione al sostegno a partire dalla fase dell’affidamento preadottivo ì, durante l’affidamento ‘a rischio giuridico di adozione’ o ‘collocamento provvisorio’, fino alla fase post-adottiva, con particolare attenzione alla fase adolescenziale”.

 

Favorire il diritto allo studio degli alunni adottati

Uno dei momenti più complessi del post-adozione è tradizionalmente l’inserimento scolastico dei minori accolti. Il Piano interviene anche per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati. Lo fa attraverso due provvedimenti specifici. Il primo consiste nel “sostegno all’applicazione delle linee guida Miur (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca)” e la “valorizzazione dei Protocolli di intesa adottati a livello locale tra servizi pubblici, scuola e terzo settore per l’iscrizione, l’inserimento e l’inclusione dei bambini adottati”. Inoltre, il Piano prevede la “promozione di luoghi di confronto a livello nazionale regionale e locale a cadenza regolare per favorire il dialogo tra amministratori e soggetti addetti ai lavori e la partecipazione della rappresentanza del terzo settore nei tavoli di coordinamento”.

 

Regolamentazione dei costi dell’adozione internazionale

Altra questione spinosa nel panorama adozioni internazionali è quella relativa ai costi. Al fine di una vera regolamentazione delle spese, il Piano auspica, da parte degli Enti Autorizzati, “l’aggiornamento delle tabelle costi dell’adozione internazionale, garantendo maggiore trasparenza sulla modalità di pagamento dei servizi in Italia e all’estero”.

 

Case famiglia e comunità educativa non sono la stessa cosa

Passiamo all’affido. Di primaria importanza è il riconoscimento del fatto che case famiglia e comunità educative non sono la stessa cosa. Per la prima volta, infatti, viene evidenziata la fondamentale differenza tra le diverse strutture di collocamento dei minori temporaneamente allontanati dalle proprie famiglie biologiche. Alla base di tale distinzione c’è la presenza o meno di una famiglia. Non a caso il Piano distingue tra case famiglia o comunità familiari (in cui è presente stabilmente una coppia di coniugi con i loro eventuali figli), comunità educativa o socio-educativa (con la presenza di operatori professionali) e comunità socio-sanitarie (con funzioni socio-educative e terapeutiche assicurate da operatori professionali).  Un passo sicuramente importante sulla strada che porta alla soluzione dell’attuale confusione tra le diverse tipologie di strutture di accoglienza. La tappa successiva dovrà ora essere il riconoscimento giuridico delle case famiglie: un provvedimento che porterà finalmente a eliminare l’ambiguità contenuta nella legge 184/1983 che definisce genericamente “comunità di tipo familiare” strutture molto diverse tra loro.

 

Affido dei bambini da 0 a 6 anni

Particolarmente delicato è il tema dell’affido dei bambini più piccoli, quelli di età compresa tra 0 e 6 anni. A tal proposito, il Piano  prevede “L’individuazione e la diffusione di prassi comuni per l’accoglienza di minorenni in comunità, avendo cura di garantire, prioritariamente a partire dai bambini 0/6 anni, l’attivazione di progetti di affido familiare e, ove questo non sia possibile, di accoglienza in comunità familiare, garantendo, ove necessario, la segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni per l’accertamento dell’eventuale stato di adottabilità, ai sensi dell’articolo 9 della legge 184/83”. In sostanza, i bambini fino ai 6 anni non dovranno più essere collocati in comunità educativa, ma esclusivamente in affido o in comunità familiare.

 

In ogni regione un tavolo sui minori fuori famiglia

Restando al problema dei minori fuori famiglia – circa 30mila attualmente in Italia –, il Piano punta all’istituzione di un tavolo permanente tematico in ogni regione “con funzioni di raccordo delle politiche, di coordinamento degli interventi e di monitoraggio e verifica degli esiti”.

 

Monitoraggio continuo degli affidi

Sempre in fatto di affido, altro obiettivo del Piano è quello di riordinare e qualificare il sistema di accoglienza dei minori fuori famiglia, attraverso la creazione di uno stabile sistema di monitoraggio dei minorenni collocati in comunità di accoglienza. Oltre a questo, il Piano intende anche “valorizzare i principi di qualità e appropriatezza degli interventi per i minorenni allontanati dalla propria famiglia”.

 

Tavolo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati

Infine, il Piano non dimentica i minori stranieri non accompagnati che sbarcano sulle nostre coste: oltre 20mila quelli approdati nel nostro Paese nel solo 2016. Allo scopo di garantire loro una degna accoglienza, il documento pone l’obiettivo di istituire “un tavolo interministeriale/inter-istituzionale per il raccordo tra le azioni proposte dal Ministero dell’Interno alle Regioni ed agli EELL (Enti Locali, ndr), in collaborazione con il Terzo Settore, con il Volontariato e con l’Associazionismo, finalizzato a coniugare le istanze di protezione con le caratteristiche ed i requisiti delle comunità e a garantire nei confronti di questi ragazzi il principio di non discriminazione”.