Quando il gossip cancella le crisi umanitarie

telegiornaliWilliam e Kate battono i bambini soldato 380 a 11. Quello del matrimonio tra i futuri reali britannici e dei piccoli combattenti è solo uno dei tanti casi che rivelano quali siano i criteri di scelta dei temi da trattare da parte dei media italiani: largo spazio alla cronaca rosa e al gossip e solo pochi cenni alle crisi umanitarie. Che sempre più spesso vengono dimenticate, sacrificate in onore di quella che viene definita tabloidizzazione o infoteinment.

Il “10° rapporto. Le crisi umanitarie dimenticate dei media” ha analizzato le scelte dei telegiornali italiani nell’ultimo decennio. Ne è emersa una sempre crescente tendenza a fare sparire dalle scalette dei tg nostrani le notizie relative a guerre, malattie endemiche, emergenze sanitarie, carestie, malnutrizione. Queste, infatti, tornano a galla solo quando, nel loro contesto, avvengono eventi speciali e specifici, secondo una logica informativa che punta essenzialmente sulla catastrofe, in nome di una certa “telegenia dell’orrore”.

Ciò non vuol dire che i notiziari delle nostre tv trascurino completamente le crisi umanitarie. Queste però vengono considerate notiziabili, e quindi trovano spazio nei palinsesti, solo quando portano con sé una forte componente di interesse, drammaticità e potenziale gravità per il nostro Paese. Più il contesto di crisi, quindi, è vicino all’Occidente per ragioni politiche, geografiche e culturali, tanto più è possibile che trovi spazio all’interno dei nostri tg. Eventi eccezionali, possibili minacce per l’Italia, coinvolgimento, sequestri o attentati ai danni di cittadini occidentali, presenza di testimonial famosi sul posto: sono questi alcuni degli elementi che fanno di uno scenario di crisi un argomento di interesse per il telespettatori di casa nostra.

Pertanto a occupare maggiormente i telegiornali sono quelle notizie relative ai conflitti in cui siano coinvolti i principali attori della politica internazionale o che si svolgono in aree strategiche del mondo. Dal 2004 al primo semestre del 2014, infatti, il record di attenzione è spettato a una zona ben definita: Israele, Libano, Palestina, Iraq, Afghanistan. E anche in questi casi si è preferito privilegiare la cronaca degli attacchi e degli attentati, la partecipazione dei militari italiani alle missioni, le strategie internazionali per dirimere i conflitti. Solo pochi cenni, invece, alla situazione della popolazione civile, alle vittime minori, alla condizione delle donne.

Più che le guerre sono le calamità naturali, proprio in quanto improvvise e catastrofiche, ad attirare l’attenzione dei media. Negli ultimi 10 anni, 2500 servizi su questi temi, con il primato dello tsunami nel Sud Est asiatico, seguito dal terremoto ad Haiti e dalle alluvioni in Indonesia, Pakistan e Filippine. Ma al di là di queste, sono innumerevoli le crisi dimenticate: quasi totalmente assenti dai nostri tg sono infatti i conflitti nella Repubblica Centroafricana, in Uganda, Sierra Leone, Mali, Congo, Sud Sudan, teatri di guerre ormai croniche. Tutti temi che richiedono tempi poco compatibili con i notiziari e che quindi rimangono sullo sfondo o finiscono nell’oblio. Molto meglio per i nostri tg dedicarsi al gossip.

I numeri del rapporto del resto parlano chiaro: nel 2007, 63 notizie sull’estate di Paris Hilton contro 3 sulla crisi in Congo, 33 aggiornamenti sulle vacanze della coppia Briatore-Gregoraci e solo 12 per un mese di colera nello Zimbabwe. E nel 2012 la profezia Maya sulla fine del mondo batte 30 a 0 le malattie tropicali, mentre nel 2013 le nozze e la maternità di Belen Rodriguez spopolano con 73 notizie contro le 8 sul conflitto decennale in Sud Sudan.

 

Fonte: Altrenotizie