Quando l’affido è gioia: “Nella serenità lei inizia a fare progetti”

La storia di una coppia che, dopo un incontro organizzato da Ai.Bi., ha scelto di aprire le braccia a una bimba. Per donarle un futuro

Negli ultimi tempi se ne è parlato soprattutto in negativo, quantomeno nelle cronache politiche. Ma l’affido famigliare è soprattutto gioia. La gioia, per esempio, di scoprire che quel piccolo uomo o quella piccola donna che si è scelto di accompagnare per una parte del suo percorso di vita sta crescendo. Che inizia a progettare il proprio futuro.

Un esempio è la storia raccontata a Noi Famiglia & Vita di Avvenire da una famiglia che aveva partecipato a un incontro organizzato da Ai.Bi. – Amici dei Bambini sull’affido. Una strada che, dopo quell’occasione, ha scelto definitivamente e con coraggio di percorrere. “Ci siamo ritrovati una fredda sera di tre anni fa – hanno spiegato – a partecipare ad un incontro (…). La nostra idea era di renderci disponibili per un affido part-time. Quello che sapevamo era che non cercavamo scorciatoie all’adozione. Dopo quasi un anno passato a parlare ed ascoltare le esperienze sul l’affido, ci hanno convocato. Pronti ad affrontare la peggiore situazione, non eravamo però pronti alla richiesta di una bimba che da una comunità chiedeva: ‘Quando tocca a me?’. Abbiamo detto subito sì. Siamo andati a conoscerla in comunità dove viveva da circa due anni. Quando abbiamo suonato alla porta quasi non sentivamo il campanello perché il rumore dei nostri cuori era assordante. La porta si è aperta e lei ci ha salutato per nome. Prima di trasferirsi definitivamente da noi è stato deciso dal servizio sociale che avremmo passato alcuni fine settimana con lei per conoscerci”.

“Normalmente – proseguono – non avviene così. Sentivamo la sua voglia di lasciare la comunità e quindi viaggiare per lei serviva anche a dimostrarle quanto tenevamo a lei. Poi è arrivato il giorno di andarla a prendere definitivamente. La nostra piccola stella era adorata da tutti e anche se gli educatori e gli altri ragazzi erano felici che avesse trovato la sua famiglia affidataria tutti sentivano il peso del distacco. Lei è salita in auto. Non si è girata e non ha pianto. Siamo partiti con la macchina carica di cose e pensieri. Ad un certo punto ha visto un campo di girasoli. Ci ha chiesto di fermarci per raccoglierne uno. Era incominciata la vita della nostra famiglia affidataria”.

“Da quel giorno di agosto – continua a raccontare la coppia – sono passati due anni. Abbiamo vissuto tante esperienze uniche ed affrontato tante piccole e grandi difficoltà che per le famiglie ‘normali’ non esistono. Cerchiamo di vivere ogni giorno uniti facendo progetti per il futuro. La più grande gioia è vedere che nella serenità della famiglia affidataria lei inizia a fare progetti. Forse questa è la ragione di tutto. Dare una speranza a una bimba con il peso insopportabile sulle spalle di una mamma e un papà inadeguati ed assenti”.