Riforma delle adozioni targata Pd: omosessuali sì, coppie sterili no!

senato

Riportiamo integralmente l’articolo pubblicato sul quotidiano “Il Sole 24 Ore”, martedì 23 febbraio, a firma della giornalista Manuela Perrone, in cui il presidente di Amici dei Bambini Marco Griffini fa il punto sulla  situazione delle adozioni in Italia, dopo la proposta di alcuni senatori del Partito Democratico di una riforma della legge 184/1983 che preveda anche l’adozione per le coppie omosessuali.

 

La riforma delle adozioni targata Pd è già scritta: al lavoro è stato un gruppo di senatori, capitanati dalla vicepresidente di Palazzo Madama, Valeria Fedeli. E l’intenzione è quella di depositare il testo non appena si sarà placato il polverone delle unioni civili. Chiari i punti principali: da un lato snellire e semplificare la via crucis delle procedure per le adozioni internazionali e nazionali, dall’altro prevedere la possibilità di adottare anche per le coppie dello stesso sesso (non solo con la stepchild ma con l’adozione piena e legittimante), per i conviventi stabili e per i single.

Proposte che faranno discutere (alla luce delle divisioni insanabili emerse sulla stepchild nella maggioranza e nello stesso Pd) e che Fedeli, insieme a sette colleghi, ha messo nero su bianco anche in un ordine del giorno presentato durante il dibattito sul ddl Cirinnà, con cui si chiede al governo l’impegno a modificare la legge 184/1983 entro l’anno. «L’adozione piena per le coppie dello stesso sesso – spiega Fedeli – è l’unico reale strumento di contrasto alla pratica della maternità surrogata, che in Italia è punita e alla quale però, va ricordato, ricorrono per la maggior parte coppie eterosessuali sterili».

Non è un mistero che le adozioni internazionali siano al palo. La Cai, la Commissione ad hoc istituita presso la presidenza del Consiglio e presieduta da Matteo Renzi , che ha delegato la magistrata Silvia Della Monica, è bloccata da due anni: gli ultimi dati ufficiali sono fermi al 2013, quando le coppie adottive sono state 2.291 (contro le 3.241 del 2010) e i minori stranieri adottati 2.825 (contro i 4.130 del 2010). L’Italia sconta il calo generale delle adozioni internazionali riscontrato in tutti i dieci maggiori Paesi di accoglienza: dai 43.800 minori adottati nel 2004 si è passati ai 18.097 nel 2012. Un crollo di più della metà (per l’Italia -30%), legato a cause diverse, tra cui la crisi economica e l’aumento dell’età media dei bambini .

Per l’ultimo biennio ci sono soltanto le stime fornite dagli enti autorizzati ai quali le coppie ritenute idonee dal tribunale dei minori si devono rivolgere per l’adozione vera e propria. Nel 2014 i bambini stranieri adottati in Italia sarebbero calati a meno di 2.000, nel 2015 intorno ai 2.100. Le coppie adottive nel 2014 sarebbero state 1.800, scese a 1.750 nel 2015. Troppi gli ostacoli burocratici, eccessivi i costi (in media 30mila euro), scoraggianti le trafile e i colloqui. Latitano inoltre i contatti con le delegazioni straniere. «Sono quattro anni che la Commissione non apre a nuovi Paesi», denuncia Marco Griffini, presidente Aibi, l’associazione Amici dei bambini.

Non va meglio sul fronte delle adozioni nazionali: da 15 anni i bambini adottati si aggirano intorno ai 950- 1.200, ma – afferma Griffini – «i “minori fuori famiglia” sono aumentati dai 28mila del 2005 ai 35mila del 2015». Ancora stime: «La legge 149/2001 ha imposto al ministero della Giustizia di istituire una banca dati dei minori fuori famiglia e di quelli dichiarati adottabili, ma non è mai stata creata». Colpa anche della mancata informatizzazione di tutti i 29 tribunali dei minori.

In Senato un ddl di riforma organica delle adozioni è depositato dal 2013: il proponente è Aldo Di Biagio (Ap), che per uscire dall’impasse, dopo un confronto con gli addetti ai lavori, propone di collocare l’adozione internazionale al ministero degli Affari esteri e di sostituire il vaglio di idoneità delle coppie con un percorso di accompagnamento, rivedendo il ruolo dei tribunali. Plaude Griffini: «Tutti i Paesi europei, tranne il Belgio, hanno smesso di considerare l’adozione come una selezione e affidato ai servizi sociali il compito di accompagnare le coppie nell’accoglienza del bambino straniero. Oggi che la sterilità è una piaga sociale questo cambiamento culturale è indispensabile». Manuela Perrone – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/52bCTU