il regalo di Natale ai suoi tre figli

Russia. Che fine fanno i minori senza famiglia che escono dagli istituti? Un dramma sconosciuto

Il 40% diviene alcolista, il 10% si suicida, il 40% commette crimini. Un documentario racconta la realtà degli istituti correttivi

il regalo di Natale ai suoi tre figliChe fine fanno i minori senza famiglia che escono dagli istituti in Russia, una volta raggiunta la maggiore età? L’unica statistica ufficiale è quella della Procura federale russa sull’infanzia: solo il 10% dei minori che escono dagli istituti si adattano alla vita “normale”, con un lavoro regolare; il 40% diviene alcolista o tossicodipendente; il 40% commette crimini; il 10% finisce per commettere un suicidio. Sono dati drammatici, che dimostrano, oltre al problema dei care leaver, che è tale a tutte le latitudini del mondo, come molti istituti non presentino ambienti adeguati a crescere questi bambini e ragazzi. Una discreta testimonianza di cosa accada in queste realtà è quella prodotta dal documentario “Mamma, io ti uccido. Cosa accade dopo”, seguito di un precedente lavoro, realizzato dalla regista russa Elena Pogrebizhskaya.

Russia. Minori senza famiglia e istituti correttivi. Una fotografia

Nel 2011 è iniziato il lavoro di registrazione del primo cortometraggio, con l’intento di descrivere la vita dei minori fuori dalla famiglia in un istituto correttivo “nella media”, per le caratteristiche generiche di numero di bambini, età degli stessi e la situazione gestionale. Si tratta dell’istituto correttivo di Kolychova, nella regione di Mosca. Il video inizia con una affermazione del direttore che, addirittura sorridendo, afferma che in ogni caso questi bambini non sono come gli altri, sono malati e non normo-dotati… I bambini negli istituti correttivi, in realtà, sono semplicemente più vivaci e a volte ribelli nei confronti delle regole e per questo sono spostasi da istituti “normali” a quelli correttivi. L’educazione, in queste realtà, è quasi assente: solo alla nona classe (a 14 anni) imparano le tabelline!

Inoltre, se anche in questa istituzione si comportano “male” o hanno comportamenti considerati devianti, sono inviati per cure periodiche in ospedali psichiatrici. Grazie a una famosa attrice e attivista, Chulpan Khamatova, il film è stato dopo la sua realizzazione subito inviato al governo e alla vice premier Olga Golodez, responsabile per i Diritti dei minori. Nel 2015 la stessa Golodez ha avviato una riforma, l’istituto è stato chiuso e i minori sono stati inseriti in fretta, si dice, in diverse famiglie.

La regista, nel documentario, inizia una descrizione degli istituti, in particolare degli istituti correttivi (da queste arrivano molti dei bambini adottati da coppie di Ai.Bi. – Amici dei Bambini). Questi istituti sono un posto dove il bambino finisce una volta per tutte, è una sorta di caserma, ma anche di prigione: uscirne per volontà personale non è possibile, è un edificio a regime chiuso. Se ci si comporta male, si viene appunto inviati per periodi di cure presso gli ospedali psichiatrici e per questo la quasi totalità dei minori ha diagnosi di ritardo mentale… Uno specialista afferma che la diagnosi riportata nel 90% dei minori che stanno per lasciare l’istituto a 17-18 anni è oligofrenia su fondo di ritardo intellettivo.

Minori senza famiglia in Russia. Entrare in istituto? Come in una prigione

Anton Zharov, avvocato di Mosca, specializzato in diritto di famiglia e dell’infanzia, afferma nel documentario: “Il principale problema è la chiusura delle istituzioni per minori. In una famiglia per esempio, per controllare se la situazione dei minori è a loro favorevole, si può fare un esposto e in brevi tempi, verificare personalmente. Per entrare in un istituto per minori servono quantità infinite di documenti e tempi lunghissimi esattamente come in prigione, questo è il problema dei diritti dei bambini in Russia”. Il personale nelle strutture, si apprende inoltre dal documentario, è sotto-qualificato, non comprende aspetti fondamentali dei diritti dei minori come la deprivazione, il lutto in età infantile, il legame familiare e con i pari. Certamente negli ultimi due anni c’è di positivo che sempre più coppie richiedono di avere in affido i bambini.

Poi, sempre nel documentario, si chiede a un bambino che cosa facciano in un ospedale psichiatrico. “Ci fanno iniezioni per farci dormire – racconta – e prescrivono pastiglie che rendono un po’ assuefatti e dobbiamo ridurre le dosi con cautela…”. Una bambina fa il nome di una medicina che le somministrano dicendole che si tratta di vitamine, ma è in realtà Chlorpromazina, un medicinale per la cura della schizofrenia. Racconti terribili, che però rendono comprensibili i comportamenti di questi minori, una volta lasciato il regime di protezione istituzionale.

Russia. Minori senza famiglia. Il parere dell’operatrice Ai.Bi.: “Meglio l’adozione all’estero”

“Dalla mia esperienza – spiega un’operatrice di Ai.Bi. – Amici dei Bambini in Russia – ho maturato la convinzione che l’unica alternativa per i minori in età scolare sia la adozione da parte di persone straniere. Ai minori che da anni vivono in questi istituti neppure l’affido nazionale può permettere il superamento dei propri traumi. Per la maggior parte dei bambini che da molti anni si trovano negli istituti è necessario cambiare radicalmente l’ambiente circostante e questo può essere fatto solo con famiglie che vivono al di fuori della Russia. Di questo parere sono non solo io ma anche diversi specialisti del settore. Le famiglie in Russia sono per la maggior parte lasciate a se stesse, il principale motivo dell’affido resta l’acquisizione di un reddito che di anno in anno aumenta, anche se poco, ma che permette la sopravvivenza delle famiglie. Al di là dell’interesse materiale pochissimi sono i casi di vero interesse nei confronti dei minori, anche se crescono le organizzazioni che se ne occupano, che supportano i genitori affidatari e anche il numero di chi regolarizza la adozione vera e propria è in aumento. Certo, un aumento troppo lento per prevedere un miglioramento della situazione a breve termine…”.