Sai che cos’è l’affido? Te lo racconta un film!

la_guerra_di_marioGiudici e assistenti sociali hanno in mente un tipo di famiglia ideale. Quando si trovano di fronte a bambini di famiglie disastrate, non hanno gli strumenti per capire”…

Un bambino sradicato dal suo ambiente è sempre una vittima.”

In questa società, così complicata, anche un figlio diventa… “burocrazia””.

Essere comprensivi con un bambino che ha molto sofferto è un conto. Ma l’errore è non saper distinguere tra l’autorità genitoriale, da conoscere e rispettare, e un atteggiamento da amico accondiscendente”.

Sono solo alcuni dei commenti raccolti alla fine della proiezione di “La guerra di Mario” (del regista Antonio Capuano, con Valeria Golino, Marco Grieco, Andrea Renzi, e Rosaria De Ciccoracconta), un film che racconta la storia di un affido familiare fallito e ne affronta tutte le problematiche.

Questo film è ormai diventato il punto di riferimento per molti centri che introducono il tema dell’accoglienza temporanea familiare proprio con la visione di questa storia. Tante coppie aspiranti affidatarie, dopo averlo visionato, si sentono più libere di esprimere le loro emozioni, le loro difficoltà, il desiderio e la paura di accogliere, per un certo periodo di tempo, un bambino nella loro casa.

Con l’inizio dell’estate, molti si preparano la lista dei libri da leggere. Perché non aggiungere anche i film da vedere?

Fra i dvd da mettere in valigia c’è sicuramente “La guerra di Mario”.

Protagonista della storia è un bambino di 8 anni, che vive un’infanzia violenta nei bassi di Napoli, tormentato dagli incubi in cui s’immagina tra i bambini soldato.  Sua madre è tossicodipende, suo nonno ha precedenti penali, suo padre è completamente assente.

Mario cresce per la strada, finché il  Tribunale dei minori decide di toglierlo alla sua famiglia biologica perché incapace di crescerlo e farlo accogliere da una famiglia affidataria.

Mario si trasferisce in un quartiere borghese di Napoli, nella bella casa di una coppia di intellettuali con una cameretta tutta per sé. La madre affidataria è un’insegnante di storia dell’arte e asseconda ogni suo capriccio. Il padre affidatario è un giornalista e proprio non riesce a comunicare con Mario.

Si crea una cupa barriera di incomprensioni tra il bambino ed il padre affidatario, e tra la mamma affidataria e l’assistente sociale che non condivide il suo permissivismo. Anche la comunicazione di coppia diventa difficile, incrinando il rapporto fra i due coniugi.

Senza raccontare il finale della storia, il film è sicuramente un primo passo per avvicinarsi al tema dell’affido, di cui mette in luce soprattutto gli aspetti problematici, senza tuttavia rinunciare a porre l’accento sul disperato bisogno di sentirsi amato, accolto, capito, che ha un bambino abbandonato o trascurato dalla sua famiglia d’origine.