siria. Mentre prosegue il conflitto si parla di altro, ma Ai.Bi. grida 'NonLasciamoliSoli'

Siria. 50mila civili in fuga verso Giordania e Israele. Ai.Bi. sul campo in aiuto di bambini e famiglie: #NonLasciamoliSoli

Mentre in Europa e in Italia si parla ormai quasi soltanto dei problemi legati all’immigrazione, nel Paese già martoriato da otto anni di duro conflitto, chi resta è costretto a scappare per non rimanere ucciso sotto i pesanti bombardamenti che tuttora proseguono nella zona sud-ovest

Ai.Bi. è sul terreno fin dal 2013, con progetti di cooperazione internazionale destinati ai più fragili tra i fragili: bambini, ragazze-madri, anziani. Ancora una volta chiede di gridare tutti insieme #NonLasciamoliSoli!

siria. Mentre prosegue il conflitto si parla di altro, ma Ai.Bi. grida 'NonLasciamoliSoli'Nel silenzio assordante delle polemiche sull’immigrazione che stanno coinvolgendo e infiammando gli animi di tutta Europa, non si fermano le violenze e la guerra che attanagliano il popolo siriano. Anzi, i bombardamenti e le operazioni militari si stanno intensificando e con essi gli orrori conseguenti, stavolta sul fronte sud-occidentale. Interventi militari compiuti in deliberato spregio agli accordi di ‘de-escalation’ presi da Russia, USA e Giordania nel luglio 2017.

In particolare, ad essere prese di mira dai militari siriani e dagli alleati russi sono le città e i villaggi del Governatorato di Deera, al confine con Giordania e Golan. Come riporta Formiche.net, riprendendo il sito Liveumamp, che monitora i combattimenti in Siria, almeno quattordici località sono finite nel mirino dell’aviazione di Mosca. Tra gli obiettivi colpiti ci sono Nawa, una delle più grandi città in mano ai ribelli dell’Esercito Siriano Libero, e le città di Dael e Saida.

E si avvicina, nel frattempo, la caduta della capitale provinciale, Deera, divisa per lunghi anni in due zone controllate rispettivamente dal regime e dai ribelli. La città è stata colpita ripetutamente dall’alto e da terra, in vista dell’assalto finale da parte delle truppe ammassate alla sua periferia, che hanno già espugnato – a detta dei media di Hezbollah – numerosi villaggi limitrofi e la vicina città di Busra al-Harir.

La parola d’ordine dell’esercito lealista sembra essere ‘nessuna pietà’, come dimostra il ritorno in scena dei barili-bomba lanciati dagli elicotteri, una delle tecniche più brutali cui è ricorso il presidente siriano Bashar al-Assad in questa guerra civile senza fine. Non vengono risparmiati nemmeno gli ospedali. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’aviazione russa ha bersagliato i nosocomi di Saida, al-Jeeza e al-Musayfra, mentre per l’organizzazione umanitaria Uossm un quarto ospedale sarebbe stato centrato da colpi di mortaio.

La notizia è stata confermata da un giornalista siriano vicino alle opposizioni, Lawrence Adams. “L’ospedale di al-Musayfra è stato completamente danneggiato”, ha dichiarato Adams ad al-Jazeera, “mentre gli ospedali di Saida, al-Harak e al-Jeeza sono stati messi fuori uso (…) a causa dei bombardamenti aerei vicino alle strutture”.

Agli osservatori presenti sul posto non resta che certificare la cruda realtà. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, almeno il 40% delle case di una delle località prese di mira dagli aerei russi è stato distrutto. Secondo il conteggio dell’Osservatorio dei diritti umani, il bilancio dei morti dall’inizio dell’offensiva è salito a 47 civili, 39 ribelli e 36 soldati governativi, ma a detta della charity Uossm, i civili morti sarebbero 68. Conseguenza inevitabile è il panico che sta imperversando tra la popolazione. Secondo l’Onu, sono almeno cinquantamila i civili in fuga, di cui 20 mila bambini.Una parte si è diretta verso i villaggi vicini al confine con la Giordania, mentre altri hanno trovato rifugio nel territorio del governatorato di Quneitra, nei pressi della frontiera con le alture del Golan, dove la presenza di Israele funge da deterrente nei confronti degli aerei di Mosca.

Per l’Unicef, “a quelli che desiderano scappare dovrebbe essere consentito di raggiungere posti sicuri, lontani dalla vista e dai suoni della guerra (…) I bambini di Siria hanno vissuto sofferenze inaccettabili. Questa non può diventare la nuova normalità”.

Una normalità purtroppo al momento impossibile sul terreno di uno scontro che sta proseguendo per l’ottavo anno. Anche per questo, fin dal 2013 Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini ha scelto di essere presente in Siria attraverso una serie di progetti di cooperazione internazionale tesi al sostegno dei più deboli tra i deboli: bambini, famiglie, anziani, donne-madri. Aiuti e competenze portati direttamente nei luoghi del conflitto alle persone che sono rimaste nel Paese, favorendone il sostegno psicologico e formandole alla coltivazione di piante, frutti, ortaggi o all’allevamento di pecore per il sostentamento proprio e dei vicini di casa, facilitando la creazione di micro-imprese che aiutino un rilancio della piccola economia locale.

Per aiutare Ai.Bi. a trasformare in aiuto concreto il desiderio di continuare a stare accanto ai più piccoli e indifesi del popolo siriano, è possibile contribuire alla Campagna ‘Non Lasciamoli Soli’, donando una razione alimentare, una cesta di alimenti-base per una famiglia o il supporto psicologico per 10 bambini siriani che hanno dovuto guardare negli occhi l’orrore della morte e della devastazione.

 

Fonte: Formiche.net