Siria. Ad Aleppo continuano gli scontri. L’appello dei medici “Non abbiamo bisogno di lacrime ma di azioni”

ospedale siriaContinuano gli scontri ad Aleppo tra i gruppi ribelli e le forze governative nonostante l’entrata in vigore di una tregua di tre ore (dalle 10 alle 13 locali) annunciata nei giorni scorsi dalla Russia. Lo rendono noto fonti locali. A confermarlo padre Ibrahim al Sabagh, parroco della chiesa di San Francesco, nel settore occidentale della città sotto controllo governativo, e dell’intera comunità cattolico-latina della città.

Sia nella parte orientale di Aleppo, in mano agli insorti – dice – , sia in quella occidentale controllata dai governativi, ci sono innocenti che soffrono, con la gente che non ce la fa più, che ha perso ormai la speranza”.

“I combattimenti e i bombardamenti – continua – non sono completamente cessati perché si possono ancora udire esplosioni”.

Per padre Ibrahim al SabaghÈ un errore schierarsi con una parte o con l’altra, come mi pare faccia in questi giorni buona parte della stampa presentando solo il dramma di Aleppo orientale e parlando solo delle vittime provocate dai bombardamenti governativi. Per esempio, nessuno ha detto che tre giorni fa anche una delle migliori cliniche private di Aleppo occidentale, quella delle suore di San Giuseppe dell’Apparizione, nel quartiere di Jamileh, è stata bombardata dall’altra parte, e uno o due di loro sono rimaste ferite».

Intanto i medici siriani fanno appello ad Obama: in una lettera aperta, hanno chiesto al presidente americano di intervenire nella città martoriata dai bombardamenti e circondata dalle forze governative siriane. Sono circa 250mila le persone che ancora vivono nei quartieri orientali di Aleppo, e 1,2 milioni nelle zone occidentali controllate dal regime.

Fino a quando non sarà aperto un corridoio permanente verso Aleppo – hanno scritto nella lettera al presidente Usa – sarà solo questione di tempo prima di essere di nuovo circondati dalle truppe del regime. La fame prenderà piede e le risorse degli ospedali finiranno“.
Non abbiamo bisogno di lacrime, compassione o addirittura preghiere, abbiamo bisogno di azioni
“.

Infine Al Jazeera (citando fonti ospedaliere e della Difesa civile operante nelle aree controllate dai ribelli) da’ notizie di presunti attacchi con gas sui civili. L’Onu ha comunicato di aver aperto un’indagine sull’uso di armi chimiche da parte del regime di Damasco. L’inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria, Staffan de Mistura, ha affermato che se l’attacco al cloro fosse confermato rappresenterebbe “un crimine di guerra“.

Alla luce di tutto questo è sempre più importante stare lì, aiutare donne, bambini e famiglie con ogni tipo di intervento e attività. Ecco perchè  Ai.Bi ha deciso di stare dalla loro parte, di non abbandonarli. Ecco perché ha lanciato la campagna #Nonlasciamolisoli,  con interventi di prima e seconda emergenza che interessano le aree più colpite e martoriate dalla guerra: da Aleppo, a Binnish, Idlib, Homs e Rural Damasco. Visita la nostra home page e scopri come anche tu puoi schierarti dalla parte dei più deboli.