Siria. Il giovane profugo: “Se potessimo sentirci al sicuro non lasceremmo mai la nostra terra”

siria 18 genSostegno a distanza Siria – “Se le cose stessero ancora come prima, nessuno lascerebbe mai quella terra. Fino a 5 anni fa la situazione era ben diversa da ora”. A parlare è Mohammed, piccolo profugo siriano appena sbarcato sulle coste greche. Nelle sue parole, tutta la disperazione per aver lasciato il suo Paese. Una scelta che nessuno, come lui stesso testimonia, vorrebbe mai compiere. Ad aiutare i siriani che vogliono poter costruire il proprio futuro nella propria terra, c’è il progetto di Sostegno a distanza Siria Io non voglio andare via di Amici dei Bambini.

Con questa iniziativa, attivata nell’ambito della campagna Bambini in Alto Mare, Ai.Bi. vuole assicurare all’infanzia e alle famiglie siriane il diritto alla casa, alla scuola, al cibo, alla salute e al gioco. I diritti fondamentali a cui Mohamed ha dovuto rinunciare nel momento in cui è partito.

Nonostante la sua odissea in mare – per sua fortuna andata a buon fine, a differenza di quanto accade a centinaia di altri migranti che, nelle acque del Mediterraneo, anziché ritrovare la speranza trovano solo la morte – Mohamed non ha perso il sorriso. Almeno fino a quando non gli si chiede di parlare della Siria.

“Tutti sono contro tutti – così il ragazzo sintetizza la situazione del suo Paese -. Se incontri qualche membro dell’Isis e indossi le maniche corte, sei nei guai. Uno dei miei cugini lavorava in un allevamento di pollame, su cui però è caduta una bomba che l’ha ucciso”.

È per evitare queste tragiche conseguenze del conflitto che Ai.Bi. ha realizzato nella città di Binnish, provincia settentrionale di Idlib, una ludoteca sotterranea, in cui i bambini possono giocare al riparo dalle bombe. Mentre nei locali attigui, si è allestito un laboratorio di sartoria per le giovani mamme. Mentre un forno distribuisce pane a migliaia di famiglie e altre 8mila persone hanno iniziato a ricevere ceste alimentari per il sostentamento mensile.

Mohamed, invece, porta ancora sulla sua pelle i segni di un viaggio drammatico. Ha un livido sotto l’occhio sinistro e ogni volta che rivolge lo sguardo a sinistra, nel suo occhio è ancora visibile il sangue.

Una sofferenza che si può prevenire aiutando i piccoli siriani a non partire, facendoli sentire al sicuro nel proprio Paese: un sostegno a distanza per il progetto Io non voglio andare via è il primo importante passo in questa direzione.