Siria: quegli 8.803 bambini uccisi dalla guerra, di cui il mondo si è dimenticato

bambino morto200Dal nostro corrispondente (Luigi Mariani) – Sono oltre 191.000 le vittime registrate dall’inizio del conflitto in Siria, secondo una ricerca comparativa commissionata dall’Ufficio Diritti Umani delle Nazioni Unite; 191.369, per la precisione. Perché – è bene ricordarlo – non si tratta solo di numeri che si possono approssimare: ogni singolo caso corrisponde a un volto, a una storia, a una vita umana spezzata per sempre.

Di queste 191.369 vittime, ben 8.803 sono bambini, di cui 2.165 avevano meno di dieci anni. Dal momento, però, che nell’83% dei casi documentati l’età non è stata accertata, l’ONU segnala che il numero reale dei minori rimasti uccisi potrebbe essere molto superiore a quello indicato. In generale, tra le uccisioni aggiuntive emerse in relazione ai periodi precedenti e quelle successive, il numero totale risulta essere più che raddoppiato rispetto all’ultima rilevazione effettuata un anno fa. La conta si ferma peraltro al 30 aprile 2014, senza tenere quindi in considerazione gli ultimi mesi, che sono stati fra i più sanguinosi dal 2011. Si calcola che siano circa 6.000 le persone che ogni mese muoiono in Siria a causa del conflitto.

La presentazione del rapporto ha dato l’occasione ai responsabili delle Nazioni Unite di denunciare duramente la “scandalosa” paralisi internazionale che ha portato all’escalation della guerra civile, giunta ormai nel suo quarto anno.
«Sono profondamente rammaricato dal fatto che, con l’inizio di diversi altri conflitti armati in questo periodo di destabilizzazione globale, la guerra in Siria e il suo spaventoso impatto su milioni di civili sia uscita di fatto dai radar internazionali» ha commentato l’Alto Commissario per i Diritti Umani, Navi Pillay.

«E’ scandaloso come la situazione dei feriti, degli sfollati, dei detenuti e dei parenti di coloro che hanno perso la vita o sono dispersi non attragga più molta attenzione, nonostante l’enorme sofferenza. È davvero vergognoso, per i tempi in cui viviamo, che si sia lasciato che tutto ciò accadesse e durasse tanto a lungo, al punto che non se ne intravvede più la fine» ha proseguito Pillay. «Come non bastasse, ora tutto ciò si ripercuote in maniera terribile su centinaia di migliaia di persone nel nord Iraq, e la violenza è arrivata persino a sconfinare in Libano.»

E’ un vero e proprio atto di accusa, quello rivolto dall’Alto Commissario all’intera comunità mondiale: «Gli assassini, i distruttori e i torturatori in Siria sono stati rafforzati e incoraggiati dalla paralisi internazionale. Ci sono indizi seri che crimini di guerra e crimini contro l’umanità siano stati commessi più e più volte nella totale impunità dei perpetratori, eppure il Consiglio di Sicurezza non è stato in grado di deferire il caso siriano alla Corte Penale Internazionale, a cui spetterebbe chiaramente la competenza. È fondamentale che i governi adottino misure serie per fermare i combattimenti e scoraggiare i crimini, ma che soprattutto la smettano di alimentare questa gigantesca e del tutto evitabile catastrofe umana, attraverso la fornitura di armi e altri mezzi militari.»

Quella del Commissario per i Diritti Umani, seppur forte, non è l’unica voce levatasi per denunciare il sostanziale oblio in cui è stata relegata la Siria. In una dichiarazione rilasciata di recente all’ADNKronos, il Nunzio apostolico a Damasco, Monsignor Mario Zenari, ha evidenziato come il conflitto siriano stia per essere di fatto “dimenticato”, anche per l’assenza di giornalisti sul terreno: «Una disgrazia nella disgrazia di questa guerra sanguinosa, che prosegue accanita e di cui si parla sempre meno.»

Ognuno di quegli 8.803 bambini che hanno perso la vita dal 2011 rispondeva a un nome. Ognuno di loro aveva un volto, una storia, dei genitori e dei parenti che li amavano. Non lasciamoli morire una seconda volta, dimenticandoci del loro sacrificio.

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto il supporto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese,
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(Fonti: UNOCHA, ADNKronos)