Stati Uniti. «Su una sedia a rotelle cosa avrei fatto senza i miei genitori adottivi?»

longE’ nata in Siberia da due adolescenti: la madre aveva solo 17 anni quando l’ha messa al mondo, il padre 18 anni.  I due giovanissimi genitori non erano sposati e hanno abbandonato la bambina subito dopo la nascita. A 13 mesi la piccola è stata adottata, ma sei mesi dopo, è stata colpita da una gravissima malattia. Per salvarle la vita, i medici americani hanno dovuto amputare le gambe, dalle ginocchia in giù.

Jessica Long sembrava destinata a rimanere inchiodata a una sedia a rotella, ma la sua famiglia di Baltimora, le ha insegnato a superare gli ostacoli. E a fare la vita di qualsiasi adolescente. e lo sport non poteva mancare. Tra le varie attività fisiche, Jessica ha scelto il nuoto.  Giorno dopo giorno suo padre l’ha invogliata ad attraversare la piscina, a stile libero o a rana. E lei, nata col nome di Tatiana Olegovna Kirillova, occhi verde acqua, capelli biondissimi, si è appassionata al nuoto che regala la sensazione unica della leggerezza e della libertà. Oggi, a 20 anni, Jessica non è più solo un’appassionata nuotatrice: detiene tredici titoli mondiali nei giochi para-olimpici, avendo vinto anche la medaglia d’oro in alcune specialità alle paraolimpiadi di Atene.

Ma c’è un’altra battaglia che la giovane campionessa adesso vuole vincere: non è un nuovo record, ma una sfida diplomatica. Jessica vuole riuscire a convincere il governo russo a riaprire le adozioni negli USA. La sua, dopotutto, è una storia incredibile: la madre naturale, che dopo averla abbandonata, aveva sposato il padre ed era tornata a cercarla nell’orfanotrofio siberiano di Bratsk, solo per sentirsi dire che la bimba era già in America, con la sua nuova famiglia adottiva.

Adesso Jessica vuole tornare in Siberia e conoscere la sua famiglia biologica (padre e madre dopo il matrimonio hanno avuto tre figli, uno dei quali è anch’egli handicappato) e raccontare la sua storia a chi crede che gli americani non siano dei genitori all’altezza di un’adozione.

«Perché punire gli orfani?» sorride la nuotatrice, «Cos’hanno fatto loro di male? Sono solo bambini. Perché togliere loro la prospettiva di un futuro?»

Jessica ammette di amare profondamente i suoi genitori americani: «Grazie a loro sono riuscita a diventare una campionessa. Adesso io ho davanti a me un futuro felice.»

Dalla nostra corrispondente negli Stati Uniti, Silvia Kramar