Ucraina: Lyudmila, “l’unica contaminazione positiva è stata la mia famiglia italiana”

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Patrizia Fortunati, autrice del libro “Marmellata di prugne”

Così inizia “Marmellata di prugne”, il primo romanzo della scrittrice esordiente Patrizia Fortunati, che per il suo quarantesimo compleanno ha deciso di regalarsi – e regalarci – il sogno di quando era bambina: scrivere un racconto e pubblicarlo.

La sua è una narrazione intensa, a tratti commovente e disarmante, ispirata a una storia vera, personalissima, legata a una delle pagine più nere della cronaca degli anni Ottanta: il disastro di Cernobyl dell’86.

Una tragedia che però le ha regalato una “sorellina”, Lyudmila, una bambina nata proprio nell’anno della catastrofe nucleare ed entrata a far parte di un programma di disintossicazione che l’ha portata a trascorrere 10 estati consecutive, dai suoi 7 anni alla maggior età, proprio a casa di Patrizia, allora ventenne.

“Io abito a Terni, dove c’è la sede nazionale della Fondazione Aiutiamoli a Vivere, l’organizzazione di volontariato più grande, e una delle prime, che ha proposto alle famiglie italiane di accogliere i bambini ucraini nati o cresciuti a Cernobyl nel periodo del disastro, per fare delle vacanze terapeutiche. Solo grazie a questa Fondazione, 6.000 bambini sono venuti in Italia. Oggi ne arrivano 3.000, perché purtroppo, anche se non si parla più di Cernobyl, gli effetti ovviamente continuano. A Terni, che è sempre stata una città solidale, vedevo questi bambini che arrivavano e queste famiglie che aprivano le porte delle proprie case per loro. E ho iniziato a proporlo anche ai miei genitori. Ho faticato un po’ a convincerli perché si rendevano conto più di me dell’impegno che avrebbe significato. Alla fine però hanno accettato e nell’estate del 1994 Lyudmila è arrivata a casa nostra”.

Il libro è raccontato dal punto di vista di Lyudmila, che vive in una sperduta casa in Bielorussia e che, seduta attorno a un tavolo, si appresta a gustarsi una tazza di thè caldo e una fetta di pane nero con sopra la sua marmellata di prugne, sapori forti che le fanno rivivere la sua duplice infanzia, da una parte la realtà cruda di Cernobyl, dall’altra la dolcezza delle vacanze estive in Italia.

Ricordo che Lyudmila è arrivata con un pullman militare”, racconta in un’intervista Patrizia Fortunati. “I volontari della Fondazione Aiutiamoli a Vivere, sempre per contenere i costi, e le spese, li andavano a prendere all’aeroporto con questi pullman messi a disposizione gratuitamente dall’esercito.”

La piccola, nei primi tre anni di programma, si è fermata a casa dell’autrice per un solo mese, mentre negli anni successivi anche per 2 mesi e mezzo. “Abbiamo cominciato a fare un percorso insieme, fianco a fianco quando era qui, ma po,i per quei 10 mesi in cui era a casa sua, continuavamo a sentirci, ci scrivevamo. Lei non aveva il telefono, ce l’aveva la sua vicina di casa … allora prendevamo degli appuntamenti telefonici che, il più delle volte, o per colpa sua, o per colpa della vicina, non venivano rispettati. Si è instaurato un legame così profondo che ha cambiato lei ma anche noi.

Il rapporto fra le due amiche-sorelle si è sempre più fortificato: “E’ stata lei che ho voluto mi portasse le fedi all’altare, il giorno del mio matrimonio. Oggi Lyudmila vive in Bielorussia per scelta, sta crescendo due bambine da sola, perché il compagno da cui le ha avute, dopo averla massacrata di botte, è stato arrestato ed è in prigione. Ovviamente siamo ancora legatissime, siamo diventate mamme nello stesso periodo, più o meno, e i nostri figli hanno quasi la stessa età.”