L’Uganda apre le porte a 2 mila profughi afghani

Il Paese africano è tra i primi ad aver accolto la richiesta degli Stati Uniti di accogliere una parte dei rifugiati che scappano dall’Afghanistan. Un bell’esempio di chi alle parole, tante volte vuote, preferisce i fatti

Tra le immagini più terribile di quello che sta accadendo in Afghanistan rimarranno senza dubbio quelle delle persone aggrappate alle scalette, le ali e i carrelli degli aeroplani in partenza da Kabul, e più ancora i profili sfocati di chi si stacca e precipita nel vuoto pochi secondi dopo il decollo. Frammenti di disperazione che raccontano la volontà di parte della popolazione di non rimanere nel Paese dopo la nuova presa di potere dei talebani e cercare una via di fuga all’estero.

Le operazioni di evacuazione continuano

Gli Stati Uniti anche nei giorni successivi alla caduta del governo afgano hanno continuato a organizzare l’evacuazione del personale che ha lavorato all’ambasciata e negli uffici governativi, mentre da più parti continuano ad arrivare critiche sulla mancanza di un piano per portare via anche chi tra gli afghani ha collaborato con gli USA e, ora, si trova potenzialmente più in pericolo degli altri.
Sicuramente, al di là di quanti riusciranno ad approfittare degli ultimi ponti aerei, tanti saranno coloro che proveranno a lasciare il Paese anche nelle settimane e nei mesi successivi; da qui l’appello della comunità internazionale ad accogliere i migranti dell’Afghanistan dimostrando con i fatti e non solo con le parole la vicinanza verso chi sta comunque vivendo un drammatico sconvolgimento della propria esistenza.

L’esempio di accoglienza dell’Uganda

Tra i primissimi Paesi ad aver realmente dato seguito alle intenzioni si segnala l’Uganda, che ha accolto la richiesta degli Stati Uniti di ospitare temporaneamente 2.000 profughi afghani. A confermarlo alla BBC è stata la ministra per i rifugiati Esther Anyakun, che ha specificato come i primi 500 profughi fossero attesi già per martedì 17 agosto, ma le discussioni ancora in corso sugli accordi abbiano ritardato l’inizio delle operazioni.
Un bell’esempio, quello che arriva dalla nazione africana, già in passato segnalatasi come uno dei Paesi più accoglienti verso i migranti e dove oggi vivono circa 1,3 milioni di rifugiati. Il 90% di queste persone proviene dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Sud Sudan, vivono in diversi villaggi insieme alla popolazione locale e, in alcuni casi, ricevono appezzamenti di terra e l’autorizzazione a poter lavorare.
I profughi afghani, prima di entrare in Uganda, effettueranno il test per il Covid-19 e saranno quindi inviati nei centri individuati.
Nella speranza che presto altri Paesi, a parole più pronti e disponibili dell’Uganda, facciano seguire i fatti che il Paese africano sta già mettendo in pratica.