Una cooperazione fatta di persone. Conosciamo Antonio Raimondi, cooperante di Ai.Bi. in Kenya

Raimondi: “I Sostenitori a Distanza del nostro Paese hanno fatto, senza saperlo, la politica estera più bella dell’Italia”

Amici dei Bambini, da più di 30 anni, opera nel mondo attraverso progetti di cooperazione internazionale, con l’obiettivo di restituire ai bambini abbandonati o in difficoltà familiare il diritto di avere una famiglia ed un’infanzia serena e lo fa grazie al grande cuore, impegno e professionalità dei suoi cooperanti.

Sono donne e uomini che decidono di lasciare il proprio Paese e trasferirsi a migliaia di km di distanza, con l’unico obiettivo di restituire ad un minore abbandonato, “l’altro mio figlio”, il diritto di essere figlio.

Molte delle notizie, pubblicate da Ai.Bi. e provenienti dai Paesi dove l’associazione opera, provengono direttamente da loro, dal lavoro dei nostri “inviati” sul campo, perché la cooperazione è fatta si, di progetti, ma soprattutto di volti e di persone. Siete pronti a conoscerli?

Antonio Raimondi cooperante Ai.Bi. in Kenya

Iniziamo da un piccolo identikit:
Nome: Antonio
Cognome: Raimondi
Età: 57
Provenienza: Pianeta Terra
Famiglia: Due figli naturali e vivo con la loro madre

Come sei arrivato a fare il cooperante?

“Cooperante” si nasce, non si diventa.

In che Paesi sei stato prima di arrivare dove ti trovi ora?

Ho lavorato per progetti di cooperazione in 40 Paesi del mondo. Ho vissuto periodi lunghi in Albania, Palestina, Etiopia e Repubblica Dominicana.

Cosa consiglieresti di fare a un ragazzo che sogna di lavorare nella cooperazione?

Di continuare a sognare.

Come hai conosciuto Amici dei Bambini?

Abbiamo collaborato e lavorato insieme soprattutto nella metà degli anni 90.

Come si concilia un lavoro come quello del cooperante in un Paese straniero con la vita di una famiglia?

Non si concilia. Infatti, molti cooperanti sono single o divorziati.

I tuoi figli come vivono la situazione e i cambiamenti?

Loro sono addirittura entusiasti. I bambini hanno una grande capacità di adattamento. I problemi arriveranno durante la fase dell’adolescenza dove il richiamo dell’Europa è fortissimo.

La cosa che più ti piace del tuo lavoro e quella che fai più fatica ad affrontare?

La cosa che più mi piace del mio lavoro è che faccio qualcosa che mi piace, mi da soddisfazione. Ciò che faccio fatica ad affrontare e ad accettare è tutta la stupida burocrazia intorno ai progetti che alla fine li neutralizzano, annullandone gli eventuali risultati positivi che ci potevano essere.

Lavorando in contesti difficili, di povertà, a volte di guerra, ci sono stati momenti nella tua carriera in cui hai detto: “questa volta è una situazione troppo difficile/brutta, non posso farcela”?

Tutte le situazioni sono facili o difficili. Dipende sempre da come vedi il bicchiere: mezzo vuoto o mezzo pieno?

Ci racconti, se esiste, una tua “giornata tipo”?

 Il cooperante, con il rispetto dovuto per tutte le categorie impiegatizie, non è un impiegato di banca o delle poste. Se ha una “giornata tipo” è nel posto sbagliato.

Tante volte chi parte come cooperante, missionario, volontario… dice: “Pensavo di andare a dare una mano… E invece sono ‘loro’ che hanno dato una mano a me.”. È davvero così? In cosa il lavoro di cooperante ti arricchisce più di tutto?

 Questo capita soprattutto agli euro centrici, italo centrici, lombardo centrici, abituati a pensare che loro possono risolvere sempre tutto attraverso il lavoro. Il mondo è un posto molto più complesso e complicato di ciò che possono immaginare. E allora… imparano qualcosa anche dagli “altri”, da coloro che sono andati ad “aiutare”. In realtà nella “cooperazione vera” esiste un flusso di conoscenze, di esperienze e di umanità da una parte all’altra. Ma questo è per pochi “eletti”.

Secondo la tua esperienza, quant’è importante l’aiuto del Sostegno a Distanza per i bambini ospiti dei centri di accoglienza?

 È molto importante, direi addirittura fondamentale, ma come tutti gli strumenti va usato bene, ossia sostenendo lo “sviluppo” della persona umana e non creando dipendenza da un aiuto esterno.

Come vivono il loro rapporto con i sostenitori italiani i minori adottati a distanza? C’è un episodio in particolare che ti è rimasto impresso e ci vuoi raccontare?

 Di episodi belli, alla mia età, ne ho visti tantissimi e di tutti conservo un ricordo vivo. I bambini sostenuti ed i membri delle loro famiglie sono sempre infinitamente riconoscenti verso i sostenitori italiani perche sanno benissimo che senza di loro non avrebbero potuto fare nulla nella vita. Arrivo a dire, con convinzione, che i Sostenitori a Distanza del nostro Paese hanno fatto, senza saperlo, la politica estera più bella dell’Italia.