Una generazione in rovina se la guerra in Siria dovesse continuare

siriaPer i bambini siriani lasciare il proprio Paese non è sinonimo di riuscire a sfuggire alla sofferenza. Lo dimostra l’esperienza di oltre 2 milioni di minori che, dallo scoppio della guerra civile avvenuto nel 2011, si sono rifugiati nei vicini Iraq, Turchia, Libano, Giordania ed Egitto. Molti di loro non vanno a scuola da anni e sono costretti a lavorare per aiutare i loro genitori. Una condizione drammatica in cui, a causa dei traumi subiti, spesso sono diventati aggressivi. Inoltre, si trovano a dover fare i conti con le sofferenza imposte dalla fame: una piaga che si accentua sempre più, soprattutto alla luce del fatto che gli aiuti umanitari sono stati fortemente ridotti. Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, per esempio, ha tagliato il sostegno alimentare a circa 360mila rifugiati siriani in Libano e in Giordania nel solo mese di settembre. Una situazione sempre più insostenibile, anche perché, nel frattempo, nei campi profughi sono venuti al mondo altri 140mila bambini.

Il continuo peggioramento delle condizioni di vita dei rifugiati induce una numero crescente di questi ultimi a fuggire in direzione dell’Europa. Si stima, infatti, che circa i 2 terzi dei profughi sulla rotta dei Balcani provengano proprio dalla Siria. Tra di loro, sono sempre di più i bambini che viaggiano da soli. Al confine con la Macedonia, per esempio, un bambino migrante su quattro, tra quelli registrati, vi è giunto senza genitori. Costretti spesso a dormire sotto i ponti, affamati e senza alcuna certezza sul futuro, i minori siriani non accompagnati sono particolarmente esposti al rischio di violenza e di sfruttamento.

Dopo quasi 5 anni di guerra, dunque, appare evidente che un’intera generazione di giovani siriani rischia di scomparire. E con l’inverno ormai imminente la situazione potrebbe peggiorare. Da marzo 2011, i bambini uccisi sono già 11mila, 60 gli attacchi alle scuole solo nell’ultimo anno e più di 8 milioni i minori la cui sopravvivenza è legata agli aiuti umanitari. L’idea diffusa è che in Siria non vi sia più alcun posto sicuro per i più piccoli.

Amici dei Bambini vuole smentire questa sensazione. Dei luoghi sicuri per i bambini Ai.Bi. è riuscita a crearli: alcuni esempi sono una ludoteca sotterranea in cui i piccoli siriani possano giocare al riparo dalle bombe e un laboratorio di sartoria in cui le giovani donne possano mettere in pratica il proprio talento, entrambi nella regione nord occidentale della Siria. Sono due degli interventi più importanti realizzati nell’ambito dell’impegno di Ai.Bi. in Siria. Un impegno che si può supportare attraverso il Sostegno a Distanza a favore del progetto Io non voglio andare via, che, nell’ambito della campagna Bambini in Alto Mare, si propone di assicurare ai bambini siriani il diritto alla casa, all’educazione, al cibo, alla salute e al gioco. Perché anche i piccoli siriani possano avere il diritto di sentirsi a casa nel proprio Paese.

 

Fonte: Dw.com