USA, «Hai i piedi troppo grandi e le orecchie buffe: ti troviamo un’altra famiglia su internet»

Orecchie-a-sventolaFigli in svendita: gratis, pur di liberarsene. Succede nella patria dei diritti umani, gli Stati Uniti d’America. Un’ inchiesta della Reuters ha fatto emergere l’inferno dei bambini adottati da famiglie americane e poi restituiti al mittente o peggio ‘regalati’ ad altre coppie attraverso annunci messi in rete.

Un bambino su dieci adottato negli Stati Uniti non vive più con i genitori che lo avevano portato in America. E spesso di lui non si ha notizia.

Il sistema a cui ricorrono i genitori pentiti è la cosiddetta ‘ricollocazione privata’, una pratica illegale che consente loro di liberarsi dei figli adottati, senza che le autorità sappiano nulla. Una legge federale degli Stati Uniti, approvata nel 2000, impone agli Stati di documentare i casi di minori che finiscono sotto la protezione dello Stato, in seguito ad adozioni internazionali fallite. Le agenzie di adozione sono tenute a informare le autorità competenti dei casi di fallimenti adottivi di cui vengono a conoscenza. Ma molti stati denunciano la loro incapacità di tenere traccia di tutti i casi, a causa di sistemi informatici non aggiornati. Ne segue che le informazioni raccolte dal Dipartimento di Stato sono lacunose.

L’ incapacità di avere traccia dei bambini adottati all’estero ha creato anche tensioni a livello internazionale. Fece scalpore nell’aprile del 2010 il caso di una donna del Tennessee che aveva adottato un bimbo russo di sette anni. Dopo solo sei mesi dall’adozione, la donna rimise il bimbo su un volo diretto a Mosca, consegnandogli una lettera con su scritto:« I no longer wish to parent this child» (Non voglio più essere genitore di questo bambino).

Alla fine del 2012 la Russia ha vietato le adozioni da parte degli americani scatenando una bufera diplomatica. Altre nazioni, tra cui Guatemala e Cina, hanno reso l’iter burocratico più difficile. E intanto il numero di bambini nati all’estero adottati negli Stati Uniti è drammaticamente diminuito, passando da quasi 23mila nuovi ingressi del 2004 a meno di 10mila attuali.

A scoperchiare l’abisso dei bambini ceduti su internet è stata la storia di Quita, ragazza originaria della Liberia, con problemi comportamentali, adottata da Todd e Melissa Puchalla, una coppia che viveva a Kiel, città del Wisconsin. I Puchalla avevano battagliato due anni per riuscire ad adottarla. Poi qualcosa è andato storto e hanno deciso di ‘cedere’ la figlia a un’ altra coppia, allettando la bambina con il fatto che si trattava di una coppia mista, e il futuro padre era nero come lei. Dopo un breve scambio di mail, il 4 ottobre 2008, i Puchalla si sono messi in macchina e dopo sei ore di viaggio sono arrivati a Westville, nell’ Illinois.

Il ‘passaggio di consegna’ è avvenuto in un parcheggio, il Country Aire Mobile Home Park, dove Nicole e Calvin Eason, i nuovi ‘genitori’ vivevano in una roulotte. Tutti e quattro gli adulti si sono salutati felici e contenti. Nessun avvocato o rappresentante delle agenzie di adozioni a far da garante. Per rinunciare alla figlia adottata, i Puchalla hanno solo firmato una dichiarazione notarile. Pochi giorni dopo, gli Eason sono scomparsi portandosi dietro la ragazza. Quando la signora Puchalla non ha avuto più notizie della ex figlia, ha deciso di vederci chiaro e ha denunciato l’accaduto alla polizia. Si è scoperto così che gli Eason avevano una lunga serie di denunce per violenza e abusi e i servizi sociali avevano sottratto loro i figli biologici, per violenza e maltrattamenti. Quita non è certo l’unico caso.

Un bambino taiwanese di soli quattro anni è stato ceduto dai genitori adottivi perché aveva i piedi troppo grandi e le orecchie «buffe».

La lunga inchiesta di Reuters affonda lo sguardo sulle carenze del sistema americano che non prevede alcun accompagnamento nella fase post-adottiva. Nella quale i genitori, talvolta del tutto inadeguati a occuparsi di un bambino, vengono lasciati soli ad affrontare problemi che non sanno gestire. Senza nessuno che controlli il loro operato e soprattutto riesca a intervenire prima che i bambini finiscano preda di pedofili e trafficanti.

 

Fonte: Reuters.com PARTE 1, PARTE 2, PARTE 3, PARTE 4