USA: Kafala e adozione nei paesi islamici un problema da affrontare

“Abbiamo visto che c’è un fascia enorme del mondo in cui vi è un bisogno tremendo. Ci sono decine di migliaia di bambini che crescono senza famiglia negli istituti o per le strade e molti di questi si trovano in paesi a maggioranza musulmana. Abbiamo iniziato a pensare alle barriere dell’adozione e di come le famiglie musulmane che vivono negli Stati Uniti interpretano i principi della loro fede sui temi della tutela dei minori”  sono le parole di Helene Lauffer direttore esecutivo associato di Spence-Chapin, agenzia statunitense che si occupa di adozione fin dal 1908.

Nasce da queste considerazioni l’idea dell’organizzazione di un incontro, previsto agli inizi del prossimo anno, in collaborazione con l’associazione WISE (Women’s  Initiative in Spirituality and Equality) e sostenuto dall’American Society for Muslim Advancement, un gruppo fondato da Daisy Khan e Imam Feisal Abdul Rauf, che progetta di aprire un centro islamico nei pressi del sito di New York del World Trade Center.

L’obiettivo dell’incontro è quello di prendere in esame la legge islamica in materia di tutela di minori ed in particolare l’istituto giuridico della kafala, un tipo di tutela o di “affidamento illimitato”; una sorta di impegno volontario con cui un adulto si prende cura di un minore senza che si crei alcun rapporto di filiazione. Misura protettiva che di fatto risulta essere temporanea in quanto l’obbligo cessa con il raggiungimento della maggiore età.

Secondo una responsabile del WISE “l’incontro in programma cercherà di coniugare la compassione e la giustizia in modo da lavorare per garantire il miglior interesse del bambino, considerando anche le esigenze delle famiglie adottive”.

Ad oggi, infatti, nei paesi islamici l’Adozione Internazionale è ancora vista con diffidenza ed è considerata l’ultima risorsa in tema di tutela dei minori abbandonati. Nonostante ciò negli Stati Uniti si verifica un costante aumento di famiglie musulmane che vorrebbero adottare un figlio, in particolare quelli provenienti da Iraq e Afghanistan.

Anche Chuck Johnson, il capo esecutivo del US National Council for Adoption, ha accolto con favore l’iniziativa in programma agli inizi del prossimo anno “sono molto felice di vedere un inizio di dialogo ed auspico che questo prosegua nell’interesse di tutti quei minori che sono in attesa di una famiglia” .